Come Trump vede l’Ucraina

Come Trump vede l’Ucraina. L’amministrazione Trump discute sul rapporto da instaurare con la Russia, ma sa che per realizzare il programma elettorale “America First” uno degli strumenti è una politica estera diversa da quella del secolo scorso (basta con l’impero), e all’interno di questa nuova politica estera è essenziale stabilizzare il rapporto con la Russia. Perciò Trump farà pressione su Mosca per negoziare la pace in Ucraina. Un saggio di Dominick Sansone (traduzione di Federico Petroni), per Limes 12/2024. Musk o Trump. America al bivio.


Trump ripensa la politica estera americana

C’è un’espressione della cultura popolare americana che cattura con precisione i sentimenti di quanti auspicano un vero cambiamento nel sistema internazionale: “everyone loves a comeback”, “a tutti piace un rientro in scena”. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca costerna molte figure dell’establishment della politica estera statunitense. Ma è proprio per questo che così tanti americani sono eccitati dalla sua rielezione.

lo status quo deludente

Lo status quo ha deluso la cittadinanza. Le crociate ideologiche e le persistenti aspirazioni dell’unipolarismo hanno prosciugato il paese delle sue risorse, spendendo inutilmente il sangue dei suoi uomini e delle sue donne all’estero. E sprecando i soldi dei contribuenti in avventure malpensate e senza alcun chiaro collegamento con obiettivi strategici più ampi. È Trump e soltanto Trump a offrire oggi la possibilità di riorientare la traiettoria degli Stati Uniti per dare priorità alla sicurezza della nazione. Paradossalmente, questa è anche una soluzione per contribuire alla stabilità globale e fornire agli alleati europei dell’America incentivi per ricostruire capacità difensive proprie. In questo progetto di pace non c’è questione geopolitica più importante del rapporto tra Stati Uniti e Russia.

Come Trump vede la Russia

Negli ultimi tre decenni Mosca si è trasformata nella bestia nera dell’establishment della politica estera, tornando in un certo senso al ruolo dell’Unione Sovietica nell’immaginario americano della guerra fredda. Per molti versi, chi detiene il potere a Washington preferisce una Russia aggressiva: è un marchio noto, che può essere impiegato per vendere alla popolazione e al resto del mondo una minaccia onnipresente che legittima la posizione egemonica dei militari statunitensi negli affari internazionali.

Il dibattito interno

Al tempo stesso, però, è indubbio che nel sistema americano ci siano elementi intenzionati a vedere la potenza russa smantellata, sia per interesse sia per ideologia. Un cambio di regime a Mosca sarebbe una vittoria per quanti, di orientamento internazionalista, auspicano una diminuzione della sovranità nazionale in favore di un controllo tecnocratico centralizzato in istituzioni politiche sovranazionali. Un cambio della guardia al Cremlino è l’obiettivo finale di queste persone. Il cosiddetto ordine basato sulle regole potrebbe continuare la sua marcia nel globo e una Russia remissiva porterebbe nel campo occidentale uno dei maggiori forzieri di risorse naturali. Aiuterebbe l’America nella crescente competizione con la Cina. E promuoverebbe l’interconnessione economica globale favorita dalle grandi multinazionali e dal capitale finanziarizzato.

La sfida per Trump sarà bilanciare queste forze divisive che albergano nell’élite governativa americana. A giudicare dal suo primo mandato e dalle sue mosse più recenti, il presidente eletto vorrà puntare sulla diplomazia come strumento per promuovere pace e stabilità. La traiettoria dei rapporti russo-americani nel prossimo futuro sarà ovviamente determinata dall’esito della guerra in Ucraina.

La situazione militare ad oggi

Al momento, la schiacciante capacità industriale russa, combinata a Forze armate temprate dai combattimenti, ha prodotto un’efficace strategia di logoramento che sta lentamente macinando le difese ucraine. Mosca continua a premere verso ovest, mentre Kiev non riesce a sormontare ostacoli come le ingenti perdite e una calante capacità di mobilitare uomini. Nessuna arma segreta può cambiare questa dinamica.

L’entrante amministrazione Trump ha dichiarato di essere determinata a porre fine al conflitto. I suoi detrattori l’hanno denunciato come appeasement. In realtà è il semplice risultato di una franca valutazione dei rapporti di forza. Tuttavia, l’impegno di Trump non è in alcun modo una resa ai termini dettati dal Cremlino. Nessun uomo d’affari dotato di amor proprio – men che meno colui che ha costruito una fortuna fra gli squali del settore immobiliare di New York – accetterebbe un trattamento simile in un negoziato così importante. Trump vorrà uscirne in maniera dignitosa, dimostrando forza e promuovendo stabilità. 

(…)

L’Ucraina: cosa farà Trump?

Ovviamente Trump non abbandonerà la guerra in Ucraina lasciando gli Stati Uniti in una posizione più debole. (…)
È difficile individuare l’esatto corso d’azione che intraprenderà l’amministrazione e le precise intenzioni del presidente eletto. Anche la presenza di alcune figure nel nuovo governo non garantisce un’accurata previsione di ciò che sarà. Ma in fondo è così che Trump opera. In ultima analisi, il decisore finale sarà lui. È possibile speculare sui dettagli specifici, ma restano, appunto, speculazioni.

Ciò che è noto al di là di ogni ragionevole dubbio, però, è che qualunque approccio del prossimo presidente sarà guidato dal desiderio di applicare l’agenda “America First”. È sotto questa luce che occorre interpretare i contorni dei rapporti russo-americani.

Il primo pilastro dell’agenda trumpiana

Tre pilastri sostengono l’agenda trumpiana. Il primo e più importante è mettere in sicurezza il confine meridionale e bloccare il massiccio afflusso di immigrati illegali nel paese. Secondo la U.S. Customs and Border Protection, sono stati fermati quasi 11 milioni di persone entrate in maniera illecita nei quattro anni del mandato di Biden. Confrontateli coi 12 milioni di immigrati entrati legalmente negli Stati Uniti attraverso Ellis Island nei 62 anni del suo funzionamento (1892-1954). I numeri attuali sono insostenibili. Trump ha identificato l’immigrazione come la priorità apicale da affrontare nel suo prossimo mandato.

Il secondo

Il secondo pilastro è lo stato pietoso della produzione industriale statunitense. La delocalizzazione e la ricerca di profitti hanno reso il settore manifatturiero, un tempo florido, un guscio vuoto. Ciò ha indebolito la classe media e direttamente contribuito alla crisi economica e spirituale dell’America profonda, specialmente nelle ex comunità che si basavano su posti di lavoro sicuri forniti dalle fabbriche e dalle altre attività legate alla produzione industriale.

La crisi degli oppiodi, facilitata da droghe come il fentanyl che entrano illegalmente nel paese attraverso lo spalancato confine meridionale, ha colpito proprio quelle comunità . Secondo gli U.S. Centers for Disease Control and Prevention, oltre un milione di americani è deceduto di overdose dal 1999; 75 mila sono morti a causa del fentanyl nel solo 2022 e lo stesso è successo nel 2023. È diventato cruciale approcciarsi all’economia in modo da non valutare il benessere nazionale solo con misure astratte o sconnesse dalla realtà come la crescita del pil.

Il terzo pilastro: ridimensionamento degli interventi esteri

Infine, l’agenda «America First» che ha portato Trump al potere nel 2016 e lo ha rieletto nel 2024 si basa sulla fine degli interventi all’estero e sulle guerre eterne che hanno definito la politica estera degli Stati Uniti negli ultimi tre decenni. Ribadiamo, non è isolazionismo, ormai diventato un termine derogatorio impiegato per insultare o squalificare ogni idea che si discosti dal consenso dell’establishment per l’impero americano d’oltremare. Semmai, gli Stati Uniti devono imparare a usare il loro potere in maniera più intelligente, lavorando con gli alleati su questioni specifiche direttamente legate alla sicurezza e alla prosperità della nazione. Non possiamo preservare un sistema di libero autogoverno in casa se manteniamo un enorme impero ideologico all’estero.

Per quanto riguarda la Russia, ciò significa smettere di trattare chi comanda a Mosca come una fumettistica caricatura del Male. Contrariamente all’immagine presentata sui media internazionali, Vladimir Putin non è Voldemort e gli Stati Uniti non sono Harry Potter. È possibile trattare la Russia come uno Stato nazionale legittimo dotato di propri imperativi di sicurezza senza per questo smettere di sostenere un’architettura di sicurezza europea che limiti le tendenze espansioniste di Mosca. Ciò sarà particolarmente importante mentre gli Stati Uniti concentrano la loro attenzione su una Cina sempre più potente. 

La nuova politica estera non è isolazionista

Alla fine, nel determinare il futuro dei rapporti tra Stati Uniti e Russia, la cosa più utile da fare è capire chi non è Donald Trump. Non è Joe Biden né un membro dell’«unipartito»; dunque, è un leader che ha come priorità non salvare l’internazionalismo liberale, bensì preservare il benessere dei suoi concittadini. esponenti dell’establishment politico. Al momento la Russia non è abbastanza potente da rappresentare una sfida significativa al potere globale degli Stati Uniti. Eppure resta un marchio che può essere impiegato per legittimare l’America come «forza per il bene», come ancora recita una pubblicità della U.S. Navy. Resiste anche la narrazione di un paese revanscista sempre pronto a lanciare le sue orde attraverso la breccia di Suwałki o a marciare su Parigi. Ma entrambi resistono solo nelle sclerotiche burocrazie di Washington, di Bruxelles e di tutte le altre grandi capitali occidentali.

Rimarrà in Europa la difesa americana?

La conclusione logica di questa visione del mondo è che l’enorme potere militare americano deve rimanere ben piantato sul continente europeo, pena la caduta della civiltà occidentale. Ma le prime minacce alla nostra civiltà sono già al lavoro nei paesi europei e negli Stati Uniti. Il nemico è già dentro le mura. Il popolo americano lo sa e Trump ha articolato efficacemente il sentimento nazionale. È ovvio che il presidente eletto desideri mantenere la forza degli Stati Uniti per garantire la sicurezza domestica e dissuadere aggressioni in giro per il mondo. Tuttavia, dare la priorità alla pace in un mutevole contesto geopolitico significa che Washington deve abbandonare la pretesa di un impero ideologico e abbracciare un’idea di impegno diplomatico con i principali soggetti del pianeta. Superare gli interessi costituiti – sia in patria sia all’estero – che desiderano l’opposto sarà la sfida centrale del secondo mandato di Donald Trump.

Guida alla lettura e alla scrittura

Come Trump vede l’Ucraina. Esercizi di comprensione

Il testo di Dominick Sansone è un estratto da un saggio assai più impegnativo come lunghezza. Anche così comunque sono 1.660 parole. Quindi.

  • Esercizio 1. Sottotitoli Suddvidete il testo in paragrafi, immettendo dei titoli e dei sottotitoli. Abbiamo inserito nel testo tre titoli che corrispondono alle tre parti del saggio. A voi aggiungere i sottotitoli, suddividendo così ogni parte in paragrafi più brevi. Se lavorate bene, mettere titoli e sottotitoli è un modo di ottenere i titoli di una possibile scaletta del testo.
  • Esercizio 2. Scaletta. Ora riempiamo la scaletta riassumendo punto per punto il contenuto del testo. Sentitevi liberi di aggiungere vostre osservazioni e valutazioni, ma distinguetele sempre dal riassunto del testo originale (qui la distinzione è fatta con corsivo sottolineato). Ecco un esempio da completare.
  1. Trump ripensa la politica estera americana. Il presidente ha compreso bene l’umore del popolo americano, stanco di impegni militari di cui non si vede con chiarezza né lo scopo né la durata. Per questo sta ripensando la politica estera americana al di fuori dello schema otto/novecentesco isolazionismo sì no.
    • Come vede Trump la Russia e l’Ucraina. All’interno dell’amministrazione Trump ci sono due posizioni diverse sulla Russia. Da un lato c’è chi preferisce considerare la Russia come nell secolo scorso: l’impero del Male. È un marchio noto e produttivo di consenso. Dall’altro c’è chi pensa che bisogna smantellare la Russia, che un cambio di governo in Russia andrebbe perseguito. In generale le sovranità nazionali devono essere indebolite in favore di un controllo tecnocratico centralizzato in istituzioni politiche sovranazionali.
    • La situazione militare oggi. Trump dovrà trovare ‘equilibro tra queste divergenti posizioni. Avrà probabilmente un occhio attento alla realtà della situazione militare che vede in vantaggio Mosca. e questo non è appeasement! (l’autore dell’articolo torna più più volte sul fatto che giudicare con lo sguardo novecentesco è sbagliato. Secondo lui Trump sta facendo cose nuove, ma non porta argomenti a sostegno: si limita all’affermazione)
  2. L’Ucraina: cosa farà Trump. Al momento i contenuti del “lodo” Trump non sono noti perciò non si può sapere cosa farà Trump: dipenderà dalle risposte dei suoi interlocutori. Però sulla base dell’programma politico che l’ha portato alla Casa Bianca si può dire a quali principi si atterrà poi la sua condotta.
  3. Ebbene i pilastri dell’agenda, che si chiama “America First” sono:
    • Lotta all’mmigrazione illegale …
    • Sostegno alla manifattura …
    • Disimpegno dalle missioni all’estero ….
  4. La nuova politica estera non è isolazionismo ….

Come Trump vede l’Ucraina. Esercizi di composizione

  • Esercizio 3. Immaginate di scrivere per il vostro blog un Pro-e-Contro, L’argomento è “Trump: un nuovo ordine per progredire o un nuovo ordine per escludere? Un linguaggio aggressivo per scuotere o per minacciare? Trump è in definitiva simile a Putin o si iscrive nel liberal framework del professor Fukuyama?. Fate riferimento ai testi che avete letto, in particolare a questo di Dominik Sansone, e ai due elencati qui sotto (oltre naturalmente, al materiale che potete trovare in Russia vs Ucraina. A voi scegliere).. Stilate poi una scaletta di argomenti “pro Trump” e “contro Trump”, Infine componete il testo da pubblicare anche in forma di scaletta cui aggiungerete un inizio e una frase di conclusione. Per redigere la scaletta (è indispensabile che abbiate la scheda dei testi che scegliete di usare) avete due ore di tempo. In un’altra soluzione di tempo di un’ora, rileggete e sistemate le due frasi d’inizio.

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