Cosa si impara in panchina. Quelle di Benedetta Pilato sono le Olimpiadi di Schrödinger: apparentemente, la nuotatrice può aver contemporaneamente vinto o perso. Benedetta Pilato ha 19 anni ed è arrivata quarta alle Olimpiadi per un centesimo:
Cosa si impara in panchina. Quelle di Benedetta Pilano sono le Olimpiadi di Schrödinger: apparentemente, la nuotatrice può aver contemporaneamente vinto o perso. Benedetta Pilato ha 19 anni ed è arrivata quarta alle Olimpiadi per un centesimo: c’è chi proietta solo e unicamente il fatto di essere fuori dal podio e chi invece pensa che perdere la medaglia per un solo centesimo a 19 anni sia strabiliante. Pilant era molto felice della sua prestazione e del quarto posto. In fondo, chi non lo sarebbe? Elisa Di Francisca, pare. Non trovo lunare che un’ex atleta come lo è Di Francisca non riesca a spiegarsi come Pilato possa essere felice del quarto posto, trovo altresì tremendo esprimerlo con «non so se ci fa o ci è», «surreale» e «rabbrividiamo». Di Francisca si è scusata con Pilato dicendo che lei «è senza filtri», che è una delle tante versioni di «il mio difetto più grande è la sincerità»: lo diciamo tutti, ma da un’atleta con quella carriera mi aspetterei qualcosa di più di una frase da confessionale di reality. Federica Pellegrini, che è forse l’unica titolata a parlare, ha scritto una cosa molto saggia su Instagram: «Le medaglie pesanti arriveranno, Benny ha solo 19 anni. Lasciamola sognare ciò che vuole».
Si può sognare anche un quarto posto, si può sognare ad esempio quando le condizioni non sono ottimali o quando sai che le tue avversarie sono più forti, a volte vince il principio di realtà sull’oro.
Mio figlio, che ha la scusante di avere otto anni, ha espresso lo stesso pensiero di Di Francisca. È uscita ieri la notizia di un gruppo di genitori di Rivarolo che ha scritto al sindaco perché la scuola calcio ha detto loro che i figli erano scarsi e che non avrebbero giocato, quindi era inutile tesserarli. I genitori parlano di «inclusività», ma l’agonismo è la cosa meno inclusiva che esista, anche a Rivarolo. Non lo è il talento, inclusivo, non lo è la biologia, non lo è la gran parte delle cose che riguardano lo sport. La squadra ha torto nel dire che è inutile tesserarli perché non giocherebbero: fare la panchina è come leggere cento romanzi di formazione in novanta minuti. Fare la panchina costruisce la personalità, aiuta a dare il meglio per diventare titolari e a fare i conti con i concetti di riscatto e di lavoro. Fare la panchina è una cosa che auguro a tutti, perché lo sport serve soprattutto a saper gestire la frustrazione, cosa che nessuno sembra più essere in grado di fare.
I genitori che vedo io cronometrano il minutaggio dei figli in partita, e se qualcuno gioca un paio di minuti in meno si chiama l’allenatore, la dirigenza, la polizia e pure l’Onu. Ogni fine settimana c’è un torneo dove nessuno vince, perché nessuno perde. Tutti vincono la coppa, non esistono le classifiche. Come si gestisce la frustrazione se non perdi mai? Credo che questo sia un problema che riguarda tanti genitori, più che i bambini, convinti come sono di avere Maradona in casa.
Benedetta Pilato ha gestito la frustrazione di un quarto posto per un centesimo di secondo in una maniera che andrebbe fatta studiare anche nelle scuole calcio, perché non è arrendersi, non è fare finta di niente, è pensare che a diciannove anni hai una carriera davanti e che un quarto posto può essere il giorno più bello della tua vita, perché sarà proprio quel quarto posto a farti arrivare prima la prossima volta. Lo sport è merito e talento, che tu sia figlio di qualcuno, nipote di qualcuno, che tu sia ricco, povero, biondo o altro non ti farà vincere una medaglia, quello che ti farà vincere è un insieme di tenacia, sacrificio e occasione. Non so se Elisa Di Francisca abbia mai fatto panchina, ma essere abituati a vincere non sempre aiuta.
Guida alla lettura
Cosa s’impara in panchina. 1. Anzitutto sapete dire cosa possa significare il riferimento a Shroedinger? Datene una spiegazione, ricercando in rete le info che non avete. 2. Il testo incentra la propria riflessione su due vicende; quella olimpionica di Benedetta Pilato e quella del calcetto per bambini a Rivarolo. Riassumetele brevemente in non più di 150 parole per ciascuna.
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