Elon Musk e Twitter. Parte seconda. Cosa vuole fare con Twitter adesso che l’ha comprato? È possibile, modificando gli algoritmi, parlare di politica online in maniera pacata senza dover bannare Donald Trump? Un commento di Riccardo Luna su La Stampa del 1 novembre 2022.
Questo commento è rubricato nella pagina “Digitale e democrazia“. Il testo è di 507 parole e richiede un tempo di lettura di circa 1 minuto e mezzo.
Riepilogo delle prime 72 ore di Elon Musk come proprietario di Twitter (“Chief Twit”, recita la sua bio da venerdì scorso): ha licenziato 3 top manager “per giusta causa”, per provare a non pagare le liquidazioni milionarie previste; ha chiesto a tutti gli sviluppatori di presentarsi da lui con il codice sviluppato negli ultimi 30 giorni per poter valutare, in base al lavoro che hanno svolto, se confermarli o licenziarli; ha fatto modificare la homepage di Twitter mettendo in evidenza le ultime notizie e i Trending Topic; ha lanciato un sondaggio per farsi dire dagli utenti se resuscitare Vine, la app dei video brevi che durò per poco ma che potrebbe tornare utile per fare concorrenza a TikTok; ha condiviso (e poi cancellato) una storia, quasi sicuramente falsa, da una testata giornalistica screditata, sull’attentato al marito di una famosa esponente del Partito Democratico (Nancy Pelosi).
Tutto in un weekend. Insomma, anche per i suoi standard adrenalinici, Musk sembra piuttosto scatenato. Del resto ha appena pagato 44 miliardi di dollari un social network prestigioso ma che storicamente non fa profitti: urge darsi da fare (rapido confronto: Facebook nel 2012 pagò Instagram un miliardo di dollari e nel 2016 WhatsApp 19 miliardi; ed erano molto più grandi di Twitter. Mentre Microsoft ha comprato per 26 miliardi LinkedIn che macinava molti più profitti di Twitter; questo per dire che 44 miliardi sono una cifra enorme, mentre l’onda lunga dei social network e il loro valore di mercato dopo un decennio sembrano rallentare vistosamente).
In questa frenesia c’è però un disegno, un obiettivo che vale più di qualunque conto economico: creare una “digital town square”, una grande piattaforma social dove le persone possano informarsi e dialogare senza violenza verbale e false notizie. Possibile? La domanda è importante e delicata, e invece di liquidarla con una risata vale la pena provare a formularla diversamente. Eliminare l’odio online, renderci più comprensivi e tolleranti delle ragioni degli altri, può essere anche una questione tecnologica, può dipendere da come è scritto un software? Se è vero, com’è vero, che negli ultimi dieci anni i social network, per aumentare i profitti, hanno alimentato divisioni e faziosità, hanno sostenuto populismi vari, hanno incoraggiato complottisti e No Vax, e quindi hanno indebolito le democrazie, è possibile, modificando gli algoritmi, arrivare al risultato contrario senza ricorrere alla censura? Insomma, per fare un esempio concreto, è possibile parlare di politica online in maniera pacata senza dover bannare Donald Trump?
La sfida di Elon Musk è tutta qui: è un piano industriale racchiuso in una utopia millenaria; ed è anche la manifestazione più clamorosa della convinzione, che alcuni hanno, della superiorità intrinseca del software quale strumento per governare il mondo: in questa visione l’odio, l’ignoranza, la mistificazione non sono soltanto il risultato di scompensi profondi nelle nostre società, e anche tratti della natura umana che esistono da sempre, ma sono problemi che un algoritmo ben fatto può contribuire a risolvere.
In questa impresa Elon Musk si muove come un apprendista stregone. Ma quello che farà o non farà ci riguarda tutti.
Guida alla lettura
- Scaletta del testo. Completare
Elon Musk e Twitter/2 1. Che cosa ha fatto Musk nelle ultime 72 ore? 2. Quanto ha pagato Twitter? 2.1 Confronto con? 3. Centro del discorso: cosa vuole fare Musk? 4. Conclusione?
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