Grossman – Aerei e bombe

Grossman – Aerei e bombe. «I primi aerei apparvero verso le quattro del pomeriggio». (PGC, II, 32). L’arrivo degli aerei su Stalingrado e il bombardamento aereo che la città subisce sono una potente descrizione.

Grossman - Aerei e bombe

L’episodio del bombardamento dell’incendio della città dal saggio di Ferdinanda Cremascoli, Stalingrado, il polittico di Vasilij Grossman, Biblioteca di ItalianaContemporanea, edizione digitale, maggio 2020.

Il bombardamento della città è raccontato da più punti di vista, da quello dei civili che lo subiscono, mentre svolgono le consuete attività quotidiane, a quello dei soldati che difendono la città, a quello infine dei generali che a terra o in cielo contemplano la rovina, l’oceano di sofferenza generato in poche ore e destinato a durare a lungo.

Sopraggiungono da est sei bombardieri. Volano a grande altezza, perfettamente visibili nell’aria trasparente. Il sole brilla e si riflette in migliaia di finestre e la gente guarda in su gli aerei che vanno verso ovest. 

La prima sensazione su cui il racconto si sofferma è uditiva. Tutti odono i primi scoppi vicino al fiume. Tutti impietriscono all’urlo delle sirene dei battelli e delle fabbriche. «Solo una gola di ferro arrugginito può generare un simile suono che dice in eguale misura il terrore d’un animale e l’angoscia d’un cuore umano». È la voce della città intera, non solo degli uomini, ma delle case, dei veicoli, delle pietre, dei pali, dell’erba, degli alberi, dei fili elettrici, dei binari dei tram, un urlo che unisce uomini e cose nel presentimento della fine. Poi il silenzio, l’ultimo silenzio di Stalingrado. Tutti i rumori della città sono zittiti, annullati da un rombo di motori sempre più forte, lancinante, fitto.

Il racconto procede ora potente perché le immagini evocate sono ricchissime di dettagli. 

Compaiono dai quattro punti cardinali altri aerei, neri contro un cielo blu, come insetti velenosi che sciamano folli di rabbia dal loro nido. Il sole divinamente indifferente brilla sulle loro ali. C’è un contrasto forte nella rappresentazione degli apparecchi nemici: sono brillanti per la luce del sole che li rende simili a leggere ed eleganti farfalle, e sono neri come insetti velenosi. 

Decollano i caccia sovietici dalle due rive del Volga, l’artiglieria contraerea si fa sentire, e per un breve momento si scompiglia lo stormo nemico che avanza a diverse altezze e occupa tutto il cielo. Alcuni bombardieri tedeschi sono abbattuti e precipitano in fiamme. In mezzo al fumo i paracadute multicolori si aprono sulla steppa.

Ma gli aerei tedeschi cominciano a scendere tutti insieme sulla città, sembra che il cielo estivo piombi sulla terra. Di nuovo le sensazioni uditive: un sibilo acuto è quello delle bombe esplosive, a decine, a centinaia. Poi a decine, a centinaia scoppiano assordanti le bombe incendiarie: questo suono dura tre, quattro secondi, ma atterrisce ogni cuore, umano e non, il cuore di chi muore e il cuore di chi sopravvive.

Tutti sentono: le donne in coda davanti a un negozio che corrono a casa dove hanno lasciato i figli; quelli che hanno il tempo di ripararsi in un rifugio sotterraneo; quelli che cadono sul selciato delle piazze e delle vie; quelli che saltano in un fosso del loro giardino; gli ammalati in ospedale, e persino i neonati … tutti, tutti si paralizzano a quel suono mai udito prima.