Occorre anche dire che lo stabilimento si è sviluppato a Casale Corte Cerro su un terreno in forte pendenza, utile per un’alimentazione ottocentesca basata sull’energia idraulica ma non con l’energia elettrica. Questo ha creato probabilmente problemi logistici interni con l’aumento della produzione ma che l’azienda non ha voluto o potuto risolvere costruendo un nuovo stabilimento sul piano. Sulla metallurgica Vittorio Cobianchi si veda l’articolo dedicato al forum di Omegna.
La Fratelli Piazza, ora Piazza Effepi, è la seconda più antica tra le aziende storiche del Cusio nel settore del casalingo, fondata dai fratelli Giuseppe e Baldassarre Piazza a Crusinallo nel 1880 come officina meccanica produttrice di articoli domestici come rasoi, pinze, ecc. Alla fine degli anni trenta Ferdinando Piazza, figlio di Giuseppe, decise di non convertire l’azienda verso la produzione bellica ma verso il casalingo trasformando l’officina in un’azienda industriale, orientamento poi sviluppato da suo figlio Gianni. A lui si deve anche un importante contributo nello sviluppo delle tecnologie di lavorazione dell’acciaio inossidabile, il nuovo materiale per il casalingo divenuto largamente disponibile nel dopoguerra. Sulla Piazza Effepi attuale si può dire che ha potuto conservare una posizione importante nel casalingo cusiano orientando la sua produzione verso i bisogni del settore della ristorazione e alberghiero.
La Lagostina, che doveva diventare una delle più importanti realtà in questo settore, venne fondata ad Omegna nel 1901 da Carlo Lagostina e dal figlio Emilio per la produzione di posateria in alpacca, alluminio e ferro stagnato. Nel suo sviluppo ha contato molto la presenza del figlio Emilio che aveva condotto i suoi studi ingegneristici a Zurigo e in Germania apprendendo nuove tecnologie in particolare per la lavorazione della lamiera di ferro. Un impulso particolare all’azienda è da riconoscere al nipote Massimo che, già dagli anni trenta, si interessò all’acciaio inossidabile come nuovo materiale bello e igienico ma di difficile lavorazione con le attrezzature del tempo e che fu comunque in grado di utilizzare nel 1933 per i primi prodotti commerciali con macchinari studiati ad hoc. La strategia di sviluppo della Lagostina è stata sempre basata sulla dimensione produttiva e l’innovazione tecnologica affrontata anche ricorrendo a collaborazioni estere nella ricerca, come per lo sviluppo negli anni 50 del fondo termico Thermoplan con l’Istituto Battelle di Ginevra. Nello stesso decennio avvenne lo sviluppo della pentola a pressione che diventò uno dei suoi prodotti principali. Nel campo produttivo vennero fatti sviluppi nella robotizzazione delle operazioni di pulitura dei prodotti e, con l’avvento del Tecnoparco del Lago Maggiore, la Lagostina occupò un capannone con la creazione di un’azienda separata dedicata all’innovazione tecnologica. Con l’inizio del XXI secolo accompagnato dalla globalizzazione dei mercati tra le aziende storiche del Cusio, Lagostina mantiene la sua strategia basata sulla dimensione produttiva e l’innovazione,a ha avuto necessità di sempre di più nuove capacità manageriali e soprattutto di grandi disponibilità finanziarie per investimenti. Forse quest’ultima ragione in particolare ha portato infine la proprietà a cedere l’azienda alla SEB, un grande gruppo francese del casalingo con grandi capacità finanziarie e manageriali.
La storia della caffettiera Moka Express, che è stata così importante tra le aziende storiche del Cusio, è dovuta all’opera di Alfonso Bialetti che già nel 1918 aprì a Crusinallo una piccola officina con una produzione di pezzi in alluminio con la tecnica della fusione in conchiglia che egli stesso aveva imparato durante un suo periodo di emigrazione in Francia. Negli anni trenta Bialetti sviluppò e brevettò una nuova concezione di caffettiera in alluminio, prodotta con la tecnica della pressofusione, che rivoluzionerà il campo delle caffettiere sostituendo la tradizionale “Napoletana”. La produzione di questa caffettiera rimase piuttosto limitata fino alla fine della guerra per poi esplodere nel dopoguerra sotto la direzione del figlio Renato che aveva compreso e sfruttato appieno il fattore pubblicità per questo prodotto e che travolse la concorrenza tra-sformando un’officina in un’industria importante. Il successo della Bialetti non continuò per sempre e, come altre industrie del casalingo, entrò in difficoltà negli anni 80 passando di mano alla FAEMA nel 1986 e infine al gruppo bresciano Rondine Italia nel 1993, che assunse poi il nome di Bialetti Industrie nel 1999. Il gruppo bresciano non si accorse in tempo della nascita di una concorrenza, non basata sull’imitazione della Moka Express, ma su un nuovo modo domestico di fare il caffè con una macchina tipo bar e cialde di caffè di vario tipo. Queste macchine domestiche per il caffè hanno ormai un fatturato vicino a quello delle caffettiere, da cui le difficoltà del gruppo e la chiusura dello stabilimento di Crusinallo pochi anni fa.
Tra le altre aziende storiche del Cusio, un’altra industria omegnese importante, conosciuta con il nome di Girmi, è stata caratterizzata dall’introduzione pioneristica del motore elettrico nell’utensileria di cucina nel secondo dopoguerra. Anch’essa di antica data, poiché fondata come Cooperativa La Subalpina già nel 1919, con lo sviluppo delle sue attività in questa direzione, cambiò il nome diventando Girmi nel 1961. Anche quest’azienda entrò in crisi negli anni ottanta e venne ceduta alla Moulinex, azienda francese concorrente, lo stabilimento di Omegna venne chiuso e il marchio venne infine acquisito dalla Bialetti Industrie nel 2004. L’idea dell’introduzione del motore elettrico nell’utensileria è stata molto innovativa, in grado di aprire grandi mercati a questi prodotti, ma nello stesso tempo richiedeva per il suo sviluppo grandi capacità manageriali e di finanziamento non disponibili alla Girmi, mentre gruppi più solidi come la SEB, con i suoi marchi Moulinex, Tefal e Rowenta, hanno potuto invece sviluppare.
L’Alessi di Crusinallo è l’ultima importante tra le aziende storiche del Cusio. Fu fondata da Giovanni Alessi nel 1921 con il fratello Carlo. Nel dopoguerra l’azienda subisce una prima profonda trasformazione manifatturiera guidata da Carlo ed Ettore Alessi mentre, nel 1970, con l’entrata di Alberto Alessi, figlio di Carlo, ha luogo lo sviluppo di una nuova strategia per i prodotti con la trasformazione dell’azienda in una fabbrica del design italiano. L’idea di base di questa strategia era la constatazione che la gente compra oggetti per il casalingo non solo per la loro funzione ma anche per ragioni estetiche da cui l’interesse di soddisfare anche questa esigenza. Il casalingo dell’Alessi si è così fortemente orientato verso la cura del suo design ricorrendo anche a stilisti esterni e a studi di livello internazionale. Lo sviluppo di questo mercato e il successo internazionale è stato tale da portare l’Alessi a considerarsi non più un’azienda del casalingo ma di design con un marchio utilizzabile anche per altri prodotti.
Infine non è possibile non citare altre due interessanti realtà industriali cusiane rappresentate dalla Fonderia Perucchini e dalla Cartiera di Crusinallo ora Cartiera Favini. La Perucchini è una fonderia storica del Cusio fondata nel 1948. Negli anni 70 e 80 dovette affrontare la forte concorrenza delle materie pla-stiche e dell’acciaio stampato a caldo che sostituivano la ghisa grigia tradizionale prodotta nel-le fonderie. Questa concorrenza provocò la chiusura di numerosissime fonderie in Italia e anche in Europa. La Perucchini ebbe allora la buona idea di abbandonare la ghisa tradizionale e sviluppare la produzione di un nuovo tipo di ghisa, la ghisa sferoidale, meccanicamente molto più valida, e quindi con un proprio mercato non forte-mente intaccato dalla plastica e dall’acciaio. Questa scelta è stata fondamentale per la sua sopravvivenza e sviluppo. La Cartiera di Crusinallo è anch’essa una cartiera storica fondata addirittura nel 1869 come Cartiera Binda e acquisita nel 1998 dal Gruppo Favini, un gruppo cartario storico che ha iniziato l’attività produttiva addirittura nel 1736 nell’allora Repubblica di Venezia. La Cartiera di Crusinallo ha potuto continuare ad esistere nel territorio dove molte altre cartiere, come quella di Posaccio, fondate nell’ottocento sono poi scomparse nel secondo dopoguerra. A questo fatto ha sicuramente contribuito la sua produzione orientata verso vari tipi di carte speciali.
In conclusione, dando uno sguardo alla storia dell’industria del Cusio, non si può non notare l’importanza dell’innovazione tecnologica per il suo sviluppo dimostrato ad esempio dalla storia di varie imprese come la Bialetti, la Girmi e la Lagostina. Il fatto che negli ultimi decenni non siano apparse nuove importanti innovazioni è sicura-mente uno dei fattori di declino competitivo a fronte dell’attuale difficile mercato globalizzato. Il caso dell’importante stabilimento siderurgico della Cobianchi di Omegna è un chiaro esempio di chiusura causata da obsolescenza tecnologica. Possiamo osservare anche come nel Cusio le strategie di sviluppo basate sulla dimensione produttiva e necessariamente legate all’in-novazione tecnologica, a grandi capacità manageriali e soprattutto alla disponibilità di grandi finanziamenti, non hanno avuto veramente successo come lo dimostra il caso della Bialetti e della Girmi, riprese da un gruppo bresciano, e della Lagostina ripresa dal gruppo francese del-la SEB. Al contrario le imprese che hanno cercato valide nicchie di mercato hanno avuto più successo come lo dimostra il caso dell’Alessi e della Piazza Effepi nel casalingo ma anche i casi della Fonderia Perucchini e della Cartiera di Crusinallo.