I testimoni l’industria il turismo. Quello che state per leggere è uno dei tre brani tratti dalla tesi di laurea di Matilde Zanni. Nel terzo capitolo della tesi, l’autrice intervista molti testimoni qualificati e pone a tutti la stessa domanda: come valutano la crisi e come ritengono se ne possa uscire alla luce delle esperienze fatte?
I testimoni l’industria il turismo. Prospettive di sviluppo locale: la transizione del modello economico del Verbano Cusio Ossola è la tesi di laurea di Matilde Zanni, discussa nel 2018/19 all’Università di Torino. La tesi integrale è leggibile pubblicamente sul sito di Complexitec.
Contro l’opinione comune: il turismo non può sostituire l’industria
La maggior parte dei testimoni sostiene che il settore industriale negli ultimi anni si è ridotto e stabilizzato: le imprese rimaste sono quelle dei settori più difficili da delocalizzare, come il chimico, e ci si è chiaramente assestati su numeri occupazionali più bassi. Contando anche l’indotto delle imprese principali, si parla di circa 2000 dipendenti nell’ industria: non sono numeri bassi, ma non è sicuramente più l’idea che si aveva del territorio prima della crisi degli anni ‘80. Ciò non significa tuttavia che il settore industriale sia scomparso dal territorio o abbia perso la sua importanza nel modello economico locale: ci sono ancora tante esperienze importanti e significative, ma il vero tema è che la presenza industriale viene vissuta in modo non riconosciuto, non positivo o anche nascosto da parte del tessuto sociale, come il caso del referendum di Acetati dimostra.
Il disamore per la fabbrica e l’idea del turismo come soluzione
In questa zona l’industria ha dunque perso il suo ruolo territoriale, più che l’effettiva presenza fisica. Soprattutto nelle zone con maggiore vocazione turistica, come il Lago Maggiore, è evidente come il territorio non guardi con oggettività l’esistenza dell’industria: è vista più come un disturbo allo sviluppo turistico e paesaggistico, che come un contributo alla sicurezza e al benessere economico e sociale.
Confronto di dati PIL generati da industria e da turismo
Tuttavia, anche se nella mentalità diffusa la chiave e il volano della ricchezza del territorio stanno nel turismo, mentre l’industria rimane nascosta, il dato sottolineato maggiormente dai testimoni intervistati è che il PIL effettivamente prodotto dal settore industriale oggi è comunque maggiore rispetto a quello prodotto dal turismo.
Secondo i dati più recenti dell’Unione Industriali, solo le industrie del chimico e del metalmeccanico producono un fatturato che supera il miliardo di euro. Il settore industriale c’è ed è ancora importante, dunque, ma va riportato all’attenzione del VCO: non per cercare di ricreare le condizioni di sviluppo del ‘900 – sarebbe impossibile e forse neanche desiderabile tornare a quei livelli – ma perché rimane a detta della quasi totalità degli intervistati un settore economico essenziale per lo sviluppo territoriale, e il turismo da solo non può sostituire questo ruolo.
La vocazione di ciascuna zona
La consapevolezza è certo quella che non tutte le zone della provincia siano adatte allo sviluppo in questo settore. Alcune aree, come quella di Pieve Vergonte, hanno mantenuto le condizioni essenziali per l’investimento industriale nell’area: in questo caso, i vantaggi sono sempre legati alla produzione di energia elettrica nelle valli e alla questione logistica e infrastrutturale che in Ossola, con la superstrada e la ferrovia, è particolarmente favorevole. Al contrario, l’investimento industriale in altre zone della Provincia rimane poco attrattivo per gli imprenditori, principalmente per via di una logistica poco efficiente e per la presenza prioritaria del settore turistico su cui investire.
Il dibattito pubblico negli ultimi anni si è spesso concentrato su questa tematica, soprattutto in sede di riflessione sulla questione della rigenerazione urbana dell’area dismessa di Acetati, che si trova in una città, come quella di Verbania, che in questo momento sta investendo molte delle sue risorse sull’immagine turistica e paesaggistica del territorio, determinando probabilmente una non compatibilità con la presenza di un certo tipo di industria.
Il turismo come risorsa non. unica
Per quanto riguarda il settore turistico, invece, la visione condivisa da tutti i testimoni è quella per cui il turismo rappresenta una chiave importante per lo sviluppo del territorio; questa consapevolezza è stata acquisita in seguito alla crisi industriale, che come detto è stata anche un’occasione quasi obbligata di ripensamento sulle vocazioni competitive del territorio.
Tuttavia, il fatto che il turismo venga proposto come una chiave di sviluppo non significa che essa debba essere l’unica o quella risolutiva in assoluto. La maggior parte dei testimoni ha infatti criticato la diffusa concezione – usata soprattutto come facile risposta politica elettorale – per cui il turismo sia la panacea di tutti i mali del territorio, o il volano che rilancerà tutto il sistema economico provinciale. La lettura emersa dalle interviste è sotto questo profilo molto lucida nell’analisi delle criticità del settore, ma anche nell’individuazione dei margini possibili di miglioramento, non limitandosi a una visione semplicistica dell’argomento.
Le criticità del turismo
È interessante notare come la criticità strutturale più specifica del settore sia analizzata e proposta proprio da un dirigente del settore turistico: “L’industria turistica porta molto lavoro, ma redditi molto bassi e non qualificanti. Questo si traduce in una crescita del prodotto interno lordo molto limitato. Inoltre, nella nostra zona il turismo è caratterizzato dalla stagionalità, e questo implica un reddito annuale ancora più limitato”. (Intervista n° 7, Amministratore delegato settore turistico) Il turismo viene raccontato di fatto come un’industria povera, che non garantisce le stesse opportunità di crescita economica e professionale del settore industriale. Inoltre, nel turismo il lavoro oltre a essere povero, per la maggior parte dequalificato e stagionale, è anche spesso lavoro in nero, o “grigio”, quando non tutte le ore di lavoro sono correttamente riportate in busta paga: questo comporta ovviamente un problema previdenziale e di tutela del lavoro importante, difficile da risolvere a livello sindacale per via della parcellizzazione del settore. I testimoni del mondo sindacale raccontano come all’ufficio vertenze tra il 70 e l’80% delle richieste pervenute arrivano dal terziario, e la maggior parte di queste dal settore turistico. Se anche solo questo problema – in cui il lavoratore è il soggetto debole – venisse affrontato, il settore turistico già vedrebbe uno sviluppo a livello reddituale. La stagionalità è dunque un’altra criticità rilevante, che emerge da veramente tutte le testimonianze.
Il brand turistico e altri fallimenti
La terza criticità individuata dagli attori locali è poi la mancanza completa di organicità e coordinamento tra le aree della provincia nell’offerta turistica. La mancanza cioè di una politica turistica unitaria che sappia anche costruire una identità territoriale unica e coesa su questo tema. Una vicenda in particolare è esemplificativa in questo senso: la questione del brand turistico unitario, già proposta come strategia di sviluppo nello studio dell’Università di Piacenza. Quello che è accaduto negli ultimi anni è che non solo si è creato un brand turistico unitario, ma più soggetti – in particolare la Camera di Commercio e il Distretto Turistico dei Laghi – hanno creato due diversi brand per la promozione turistica del territorio. Inoltre, gli stessi lamentavano la presenza alle fiere internazionali anche di altri enti locali, ancora più piccoli, che cercavano di fare promozione da sé, non volendo stare al di sotto del brand promozionale unico, senza capirne dunque la validità a livello identitario ed economico. Invece che compiere una battaglia interna per unificare le competenze, questi enti hanno continuato a fare ognuno per sé.
L’esperienza turistica sul territorio finora si è formata come sommatoria di singole iniziative, condotte dalle singole città; tutti hanno la presunzione di fare turismo e di poterlo fare individualmente: il salto di qualità mancante è proprio quello di avere una politica turistica unitaria. Lo stesso Distretto Turistico negli anni non è stato riconosciuto da tutti i soggetti provinciali come il soggetto che dovesse guidare questa operazione. Il tema della cooperazione provinciale, se ampliato anche agli altri settori, emerge chiaramente come problema essenziale e centrale del modello di sviluppo locale, tanto che sarà ad esso dedicato il prossimo paragrafo. In conclusione, per quanto riguarda l’ambito turistico, i testimoni offrono, oltre a questa visione lucida sulle criticità del settore, anche una serie di prospettive di sviluppo potenziali, che si riporteranno per organicità espositiva nell’ultimo paragrafo di questo lavoro.
Guida alla lettura e al discorso pubblico
I testimoni l’industria il turismo. Esercizi di comprensione
- Schedate questo brano della tesi di Matilde Zanni. Nella scheda devono comparire i temi trattati, le loro connessioni, le vostre osservazioni che possono includere altre letture sullo stesso tema.
I testimoni l’industria il turismo. Esercizi di composizione. Parlare in pubblico. L’esame di laurea.
Mettetevi nei panni di Matile Zanni, l’autrice di questa tesi. Immaginate di sostenere l’esame di laurea. Dovete preparare il discorso che farete davanti alla Commissione per presentare il vostro lavoro. Un discorso detto, che esige però di essere scritto perché, per essere efficace, il discorso non è mai improvvisato. Avete deciso che non utilizzerete il software di presentazione, perché per illustrare questa tesi non è indispensabile.
- Partendo dall’indice della tesi, scrivete la scaletta del vostro discorso.
- Riempite la scaletta, punto per punto.
- Scrivete una frase iniziale e una frase conclusiva, capaci di suscitare l’attenzione della Commissione. Certo saranno frasi brillanti: retoricamente funziona bene la citazione, un aneddoto. Ma soprattutto cercherete di evidenziare al massimo la qualità più netta del vostro lavoro.
- Lasciate poi passare qualche giorno: è importante acquisire un certo distacco dal testo, per vederne lacune, errori,… poi rileggete, correggete e licenziate la versione definitiva.
- Ripetete ad alta voce il vostro testo più volte nei giorni che precedono l’esame.
- Curate il tono della voce che non sia monotono; curate le pause che sottolineino col silenzio i passaggi forti del testo; curate il gesto: le mani sono di grande aiuto per sottolineare i passaggi cruciali del discorso.