Il piccolo principe a Paris2024. C’era anche lui, il Piccolo Principe, alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici, in uno dei 12 tableaux dove, con la vestaglietta verde come nei disegni dell’autore, guardava la luna trafitta dal razzo di Jules Verne; e non a caso.Leggi di più
E’ una delle più durature glorie della Francia, che ad Antoine de Saint-Exupéry ha dedicato nel tempo banconote e francobolli; ed era l’occasione per ricordarne anche gli ottant’anni dalla morte, avvenuta il 31 luglio 1944 durante una missione aerea di ricognizione verso Marsiglia, sul suo F-5 Lighting che aveva insistito per pilotare in guerra, nonostante l’età relativamente avanzata; riuscendo a farsi integrare nella primavera di quello stesso anno in un’unità di combattimento, con base in Sardegna, ad Alghero, dov’è un museo a lui dedicato e che in questi giorni lo celebra con una serie di manifestazioni (come del resto in Francia, da Lione dove nacque nel 1900 a Tolosa, a Bordeaux, Parigi.
Scrittore-aviatore (come peraltro André Malraux o Romain Gary), resta uno dei grandi miti non solo francesi, e il suo piccolo racconto per ragazzi (ma non solo) è un’opera senza tempo diventata un fenomeno culturale oltre che uno dei libri più venduti al mondo (si calcolano 200 milioni di copie), pubblicato in oltre 300 lingue, trasposto in serie tv di enorme successo e al centro di un vasto commercio di gadget coi suoi notissimi simboli (la volpe, la pecora, il serpente) su ogni genere di abito o suppellettile. Narra com’è noto di un aviatore caduto nel deserto che viene avvicinato da un bambino proveniente da un altro pianeta – fra i due nasce un lungo dialogo sul mondo, sulla vita e sulla morte – e degli incontri del piccolo visitatore, dai quali conclude che gli adulti sono quantomeno bizzarri.
Dal gennaio 2015 è diventato di dominio pubblico in tutto il mondo (salvo in Francia, dove i diritti valgono fino al 2032), generando una produzione smisurata di nuove edizioni, di illustrazioni diverse da quelle originali, insomma una sorta di orgia iconografica, oltre a (manuali, parodie, riscritture, serie narrative o a fumetti, animazioni). Ma qual è la versa forza di questo scrittore? Oggi molti (soprattutto sul web) lo considerano banale e persino rinunciatario, sapienziale da baci perugina, roba da vecchi hippies; gli studiosi non sono dello stesso parere, anche se la fitta bibliografia sul libro si confonde spesso con quella sullo scrittore; ma come scriveva in un saggio del 2017 Franco Trinchero, si può affermare che sia «unanimemente reputato un piccolo gioiello di grazia, delicatezza, freschezza, di quel candore stupefatto (e nel contempo spietatamente inesorabile) di un piccolo che guarda alla vita, al mondo, agli altri esseri, alle cose belle e alle cose tristi».
L’idea del Piccolo Principe nacque nel ’36, per essere poi a lungo elaborata: quando un suo pubblicizzatissimo raid Parigi-Saigon, che doveva stabilire un record nel campo delle trasvolate, finì miseramente nel deserto egiziano. Il pilota e il meccanico furono salvati da un beduino, quando ormai stavano per morire di disidratazione. Quel volo sfortunato è ora il tema di un intenso romanzo scritto da Gabriele Dadati, Le ali del piccolo Principe. La vera storia di Antoine de Saint-Exupéry, che precipitò nel deserto e incontrò il suo eroe (Solferino), con una ricostruzione molto attenta sul piano fattuale e una suggestione non da poco: l’immagine del piccolo principe corrisponde piuttosto bene alla fotografia che Saint Exupéry stesso scattò tempo prima al fratello quindicenne sul letto di morte, nel 1917.
«Gli indizi – spiega – sono molti. Il Piccolo Principe prende spunto dall’incidente aereo nel deserto, la stessa situazione di quello reale del ’36, cui rimanda la cronologia dell’opera. Mi sono convinto che il libro sia fortemente intessuto di elementi autobiografici. Saint-Exupéry continua del resto a vivere nell’infanzia, secondo le sue parole “come in un continente”. Nel caso del Piccolo principe la sua qualità fondamentale è quella di prendere sul serio i bambini, e di non fare, per così dire, sconti: perché per loro, ritiene Saint-Exupéry, che ha continuato per così dire a vivere nella dimensione dell’infanzia, tutto è naturale». Il libro uscì prima i inglese, nel ’43, quando lo scrittore ancora stava in America in attesa di tornare in Europa per combattere.
In quel momento, osserva Datati, ce n’era forse davvero bisogno. Ora è interessante che il suo Le ali del piccolo Principe arrivi a un anno di distanza da un romanzo diverso però sempre dedicato allo scrittore-pilota, Rubare la notte, di Romana Petri. Ma naturalmente c’è un punto di riferimento più antico, che vale forse per entrambi: Daniele Del Giudice, il nostro scrittore-aviatore (scomparso nel 2021 a Venezia) che in qualche modo rilanciò in Italia la figura di Saint Exupéry, dedicandogli uno dei racconti di Staccando l’ombra da terra. Fu lui a mettere Dadati sulla strada del suo libro: leggilo tutto, gli consigliò, perché è un autore favoloso. Invito accettato, nacque una passione.