Il VCO. Una descrizione geografica del VCO, una ricognizione delle sue risorse naturali, una prima analisi delle politiche di sviluppo di quest’area: è il contenuto di una tesi di laurea discussa nel 2018/19 nell’Università di Torino da Matilde Zanni, che citeremo spesso tra i testi che trattano il tema dello sviluppo industriale del VCO negli ultimi due secoli. La tesi è leggibile pubblicamente sul sito di Complexitec, Il titolo della tesi è Prospettive di sviluppo locale: la transizione del modello economico del Verbano Cusio Ossola.
Il VCO. La Provincia piemontese del Verbano-Cusio-Ossola, situata nel Nord Ovest d’Italia, ai piedi dell’Arco Alpino, presenta una serie di caratteristiche peculiari che la rendono una zona degna di interesse per lo studio dei modelli di sviluppo locale.
Il suo territorio è prevalentemente montano, abitato soprattutto nelle zone del fondovalle e sulle rive dei laghi; conta circa 160.000 abitanti. Come si può intuire a partire dal nome, questa area geografica si sviluppa territorialmente su tre assi principali e differenziati: il Verbano, che si protende sulla costa del Lago Maggiore verso il Canton Ticino, in Svizzera; l’Ossola, la vallata alpina che porta verso il valico del Sempione, un asse strategico per il collegamento con l’Europa centro-occidentale; e infine il Cusio, identificato dall’Istat tra i 141 distretti industriali italiani25, situato sul Lago d’Orta al confine con la Provincia di Novara.
Nel VCO si riscontrano le caratteristiche strutturali e geoeconomiche dello spazio alpino: è una delle più ricche regioni europee, caratterizzata da aree rurali montane scarsamente popolate ma dotate di numerose risorse naturali, da valli e da zone collinari (che nel VCO si concentrano nella vasta piana alluvionale del fiume Toce, all’intersezione tra i tre assi sopracitati) e dalla presenza di importanti corridoi per il transito e il commercio tra il sud e il nord dell’Europa.
Questo territorio si trova dunque in un’area di confine e di frontiera, molto prossima oltretutto alle due metropoli più popolose del Nord Ovest: Torino e Milano. Questa vicinanza ha comportato nel corso degli anni sia lo sviluppo di dinamiche favorevoli, legate all’influenza economica e culturale, sia di dinamiche sfavorevoli, causate dalla posizione di provincialità e marginalismo che la prossimità a grandi centri cittadini spesso determina.
La Provincia si è costituita come unità amministrativa solo in tempi molto recenti, nel 1992,
quando i 77 comuni che la componevano (oggi sono 74, in seguito alle fusioni del 2016) sono
stati scorporati dalla provincia di Novara.
E’ interessante notare come, nonostante questa assenza di unitarietà amministrativa, l’area è considerata economicamente in modo organico già dall’inizio del Novecento. Nel 1919 l’imprenditoria locale decise infatti di fondare l’Unione Industriale del Verbano, Cusio e Ossola, riconoscendo proprio la porzione geografica del VCO come unità economica di base. La dimostrazione della volontarietà celata dietro a questa scelta, non determinata solo da meri fattori gestionali, si ritrova nei suoi avvicendamenti storici: nel 1933 l’Unione venne sciolta e fatta confluire nell’Unione Fascista di Novara, ma già pochissimi giorni dopo la Liberazione, nell’aprile del 1945, l’Unione Industriale del VCO si ricostituì nella sua originaria competenza territoriale.
Anche nei decenni successivi, l’area è stata riconosciuta come un comprensorio a sé stante all’interno del novarese, tanto che la Provincia di Novara ha affidato all’Università Bocconi di Milano nel 1984 una ricerca, specificatamente applicata all’area del VCO, sulle cause della crisi industriale e sul recupero dell’imprenditorialità locale. Già in questo documento si può leggere come, tra le proposte di base offerte per la risoluzione della crisi, vi sia anche la creazione di una nuova Provincia, la quale “costituirebbe il momento qualificante di un vasto processo di razionalizzazione dei servizi”, così come la dotazione di una Camera di Commercio locale. Entrambe queste richieste vengono dunque soddisfatte pochi anni dopo, appunto nel 1992. Da quel momento l’area del VCO è stata gestita in modo maggiormente unitario, anche se alcune differenze significative permangono ancora oggi tra le tre zone.
Le risorse naturali del territorio hanno notevolmente caratterizzato il modello economico locale,dagli albori del suo sviluppo industriale fino allo stato attuale di fioritura del settore turistico. Le ragioni alla base della formazione del tessuto economico e industriale nell’Ottocento mostrano caratteri di uniformità e di comunanza tra le tre zone, innanzitutto in virtù del collocamento geografico della Provincia. L’appartenenza contemporanea agli ambiti montano e pedemontano ha reso disponibile la ricchezza di legname e minerali e di acque, essenziale fonte di energia, con la contemporanea presenza di spazi in cui installare le attività di sfruttamento e trasformazione di queste risorse.
L’intera Provincia ha inoltre potuto godere del vantaggio dell’essere collocata a cavallo di due importantissime vie di comunicazione e commercio: la via d’acqua antichissima del sistema Lago Maggiore-Ticino e quella del Valico del Sempione. Queste risorse naturali sono state alla base non solo della crescita industriale, ma anche dello sviluppo turistico locale: il distretto turistico dei laghi (Lago Maggiore, Lago d’Orta e Lago di Mergozzo), affiancato dalle zone montuose dell’Ossola e dalla riserva naturale della Val Grande, è stato nei secoli luogo e fonte di ispirazione per letterati, artisti e musicisti da tutta Europa, che ne fecero una delle mete, nell’Ottocento, del Grand Tour.
L’industria turistica locale si è da sempre basata sulle bellezze naturali e sul caratteristico microclima mite dell’area, primo accenno di vita mediterranea che incontrano i turisti del nord e del centro Europa viaggiando verso l’Italia.
La coesistenza, sin dai loro albori, di turismo e industria ha determinato la necessità politica,
amministrativa e economica di gestire il delicato equilibrio tra i bisogni e le potenzialità
dell’uno e dell’altro modello di sviluppo. La tutela e la promozione del paesaggio e la
valorizzazione delle sue bellezze si sono spesso andati a scontrare con l’impatto ambientale e architettonico di alcune grandi industrie locali. Queste hanno garantito per decenni un
essenziale sviluppo economico e occupazionale, assicurando migliaia di posti di lavoro, ma hanno inquinato l’ambiente. È il caso della Rhodiaceta-Montefibre, che ha generato per decenni problemi di inquinamento ambientale, minacciando anche la salute degli operai; o quello del Lago d’Orta,tristemente famoso come il più grande lago acidificato del mondo proprio a causa dello scarico di inquinanti da parte delle industrie distrettuali insediate sulle sue sponde.
La coesistenza e la transizione tra questi due modelli di sviluppo è oggi al centro delle vicende economiche locali, in modo particolare nell’attuale dibattito sulla bonifica, il riutilizzo e la rigenerazione delle zone industriali abbandonate, che dovrebbe essere affrontato in modo serio e integrato dagli attori sociali della Provincia, dato che riguarda sia il Verbano, che l’Ossola, che il Cusio. L’equilibrio tra industria, che ha storicamente garantito i maggiori volumi occupazionali, e turismo, che secondo molti può essere una chiave essenziale per un nuovo modello di sviluppo integrato che sfrutti le risorse e le ricchezze profondamente competitive di questo territorio, è uno dei temi essenziali su cui dovrebbero confrontarsi gli attori di governance locali.
Guida alla lettura
- Esercizio di riscrittura. La prosa di Matilde Zanni è corretta e adatta ad una tesi di laurea che ha un pubblico di docenti e studenti universitari. Però, pubblicata su ItalianaContemporanea, può essere difficile per chi è più fragile nell’abilità di lettura. Il punteggio di questo testo calcolato on line con l’indice Gulpease è di 38/100. Si può migliorare molto. È un testo piuttosto lungo (1169 parole): prima di tutto si possono introdurre dei sottotitoli che suddividano in paragrafi il testo (attenzione a non superare le 300 parole a paragrafo e usate quando possibile la parola chiave che in questo testo è “VCO”). Poi le frasi: frasi brevi, meglio non superare le 25 parole per frase. Attenzione anche alle forme passive, che è meglio eliminare, dove si può. Ricordate che la sintassi delle frasi deve usare indipendenti o coordinate, meno subordinate possibili, di forma attiva. Il lessico sceglie le parole comuni, cioè proprie del vocabolario di base. Naturalmente non sarà più la prosa di una tesi di laurea, ma avrete prodotto un buon testo divulgativo.
- Immaginate di voler pubblicizzare il testo divulgativo che avete ottenuto e pubblicato su un sito web di cui siete collaboratori. Scrivete un post per Facebook. Vi suggeriamo di concentrarvi non tanto sui dati informativi che il testo contiene ma sul centro del discorso: «Le risorse naturali del territorio hanno notevolmente caratterizzato il modello economico locale, dagli albori del suo sviluppo industriale fino allo stato attuale di fioritura del settore turistico».
Altro
Moka Noir. Moka Noir. A Omegna non si beve più caffè. Il finale di questa storia che ItalianaContemporanea sta per raccontare sembra brutto, ma … non sarebbe la prima volta che un racconto narra nelle prime battute una storia terribile che poi dal buio più profondo finisce in una chiara luce
Max Akermann. Max Ackermann (1850-1902) era uno di quegli imprenditori svizzeri (non era l’unico), che vedevano le potenzialità italiane. Infatti importare tessuti dalla Svizzera significava sottostare a dazi molto alti. Mentre produrre direttamente nel regno di Sardegna o comunque in Italia dopo il 1860 era fortemente attrattivo.
Quegli ingegneri svizzeri che contribuirono a fare l’Italia. Alla fine del XIX secolo gli svizzeri rappresentavano la seconda comunità straniera in Italia. Molti di loro hanno svolto un ruolo di primo piano nello sviluppo economico della Penisola. Un servizio di Daniele Mariani, swissinfo.ch