L’intelligenza senza coscienza è vera intelligenza? Ci vuole qualcosa di più che l’intelligenza per agire in modo intelligente. Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo.
Intelligenza e coscienza. «Federico Faggin è lo Steve Jobs italiano, un idolo, un eroe, per tutti gli scienziati e appassionati di tecnologia. Nato a Vicenza e poi trasferitosi nella Silicon Valley, con le sue invenzioni, dal microprocessore al touchscreen, ha contribuito a plasmare il presente digitale. Recentemente ha scritto un’autobiografia Silicio (Mondadori) in cui racconta le sue quattro vite, dall’infanzia ai primi lavori, dalla controversia con Intel per l’attribuzione della paternità del microprocessore, fino al suo appassionato impegno nello studio scientifico della consapevolezza. Da trent’anni Faggin studia la coscienza e insieme a sua moglie Elvia ha creato una Fondazione per lo studio con un approccio scientifico della consapevolezza».
Vi riproponiamo ora un breve brano tratto da un altro saggio di Federico Faggin, Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, Mondadori, Milano, 2022.
Il brano è stato pubblicato su IC il 15 gennaio 2024. È riproposto domenica 12 maggio 2024 nella rubrica Sfumatura.
Molti ricercatori ritengono che la coscienza non sia necessaria per ottenere un comportamento intelligente. Per loro, una macchina può essere intelligente o addirittura più intelligente di qualsiasi essere umano, con o senza coscienza. Questa visione si basa su una definizione inadeguata dell’intelligenza. Leggi di più
La vera intelligenza, infatti, non consiste solo nella capacità di calcolare ed elaborare dati, che in molti casi le macchine possono fare molto meglio di noi, ma è ben di più. La vera intelligenza non è algoritmica, ma è la capacità di comprendere, cioè di intus-legere, ossia di “leggere dentro”, di capire in profondità e di trovare connessioni insospettate tra scibili diversi. Dopotutto siamo noi che abbiamo inventato computer capaci di eseguire algoritmi miliardi di volte più velocemente del nostro cervello.
La nostra intelligenza va ben oltre le limitazioni del sistema nervoso perché, come giustificherò in seguito, ha origine in una realtà più vasta della realtà fisica che conosciamo. La vera intelligenza è intuizione, immaginazione, creatività, ingegno e inventiva.
È lungimiranza, visione e saggezza.
È empatia, compassione, etica e amore. È integrazione di mente, di cuore e di azioni coraggiose. In altre parole, la vera intelligenza non è separabile dalle altre proprietà che ci rendono umani e che richiedono la coscienza e il libero arbitrio, cioè la capacità di comprendere e quella di prendere decisioni inaspettate, creative ed etiche.
Le macchine non potranno mai fare queste cose perché, se fossero libere come siamo noi, sarebbero più pericolose che utili. Esse funzionano, ma non capiscono. E capire non è riducibile a un algoritmo. D’altro canto, quando la coscienza di un essere umano è completamente identificata con il corpo e con la mente logica, il suo potenziale creativo può rimanere in gran parte inutilizzato e il suo comportamento può diventare altrettanto meccanico di quello di un computer.
Per esempio, si può eseguire un rituale religioso meccanicamente, senza capirlo, oppure avendone una profonda comprensione. Il comportamento esteriore è lo stesso, ma la differenza nei due casi è enorme.
Un esempio di vera intelligenza è dato dalle persone creative dotate di idee originali e costruttive e capaci di trasformarle in nuove forme simboliche da comunicare agli altri. Una volta che un’idea nuova è stata tradotta in simboli appropriati, altre persone possono comprenderla mediante l’intuizione.
L’intuizione è ciò che ci permette di cogliere facilmente nuovi concetti, ed è una facoltà tipicamente umana. Invece i computer possono “apprendere” solo nuove correlazioni meccaniche, privi come sono del “buon senso” che proviene dalla comprensione cosciente. Nella nostra esperienza, la percezione, la comprensione e il significato sono così intrecciati nell’esperienza olistica che normalmente non siamo in grado di discriminarne i ruoli. Pertanto, quando comprendiamo qualcosa di nuovo per la prima volta, spesso sperimentiamo un lampo di intuizione che ci porta a dire: “Ah! Adesso ho capito”. E il nuovo significato ci appare improvvisamente con chiarezza sovrapposto alla stessa esperienza di prima, con “nuove connessioni” tra i qualia che trasformano radicalmente tutta l’esperienza. La comprensione è quindi il processo che aggiunge nuovi significati alla nostra esperienza e li integra con quelli precedenti. Quando avviene questo, sentiamo distintamente di aver acquisito un grado di comprensione molto maggiore rispetto a prima. Il nuovo significato dev’essere poi tradotto in forma simbolica con una combinazione di parole e/o con una organizzazione fisica di materia anch’esse nuove. Per esempio, l’inventore può creare un diagramma o un modello fisico per rendere più comprensibile il significato di quanto si potrebbe ottenere con una descrizione verbale.
Quando un computer impara utilizzando l’apprendimento “non supervisionato”, e il programmatore insiste nell’affermare che il computer “ha fatto tutto da solo”, si tratta di una grande esagerazione, perché l’architettura del programma che “impara da solo” è stata ideata dall’uomo. Se un computer o un robot fosse lasciato a operare completamente da solo, i risultati sarebbero molto diversi e probabilmente catastrofici. Dobbiamo stare attenti soprattutto ai pericoli rappresentati dall’abuso umano della tecnologia informatica, che, come avverte il fisico matematico Roger Penrose, “porterà alla ribalta nuovi pericoli difficili da prevedere e da evitare”. Non c’è dubbio che il pericolo più grande è rappresentato dalla brama di potere, di dominio, di possesso e di superiorità che ottunde le coscienze.
Purtroppo ancora oggi sono estremamente attuali le parole contenute nel discorso finale del film Il grande dittatore di Charlie Chaplin in cui egli afferma che in questo mondo c’è posto per tutti e che la vita può essere felice e magnifica. Chaplin denuncia l’avidità umana come la causa dell’odio che ci ha resi duri e cattivi e che ha fermato la macchina dell’abbondanza. “Pensiamo troppo e sentiamo poco” dice, e senza umanità, bontà e gentilezza la vita è violenza.
intelligenza e coscienza. Disegnate la mappa mentale di questo testo e fate in modo di riassumere le risposte a queste domande. Cosa è e cosa non è l’intelligenza? Quali principi etici hanno rapporto con l’intelligenza? L’etimologia della parola? Le citazioni di quali scrittori e/o di quali testi? E i computer? Chi li ha inventati? e perché?
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