La mano destra di Al Golani, raiss della nuova Siria

La mano destra di Al Golani, raiss della nuova Siria. Si può mentire con le parole e l’inganno è tanto più riuscito quando chi è ingannato vuole esserlo. Ma perché prestiamo fede ad un efferato assassino, capo di una banda di assassini? Perché noi occidentali siamo cinici. In realtà basta osservarlo questo “fratone” che elogia persino il papa. Le parole mentono, ma le sue mai no.

La mano destra di Al Golani

La mano destra di Al Golani, raiss della nuova Siria. Un corsivo di Domenico Quirico su LaStampa del 6 gennaio 2025. Su ItalianaContemporanea è rubricato in Sfumatura


La mano destra di Al Golani, raiss della nuova Siria. Gli studiosi delle buone maniere (dietro cui spesso si nasconde il delitto) confermano che la mano, darsi la mano, la mano destra aperta e tesa verso l’altro, è gesto dai significati profondi: nei tempi in cui nascondeva il pugnale era un modo per dimostrare che non c’era nulla da temere, offrire pace. Di più: stringere la mano è automatica abrogazione di fanatismi razzisti spesso ammantati da religiose imposture, non toccare l’impuro, non contaminarsi. Per questo bisogna parlare delle mani, della mano destra di Al Golani, del modo con cui la usa. E soprattutto non la usa.

Quando le magnifiche sorti e progressive cominciano magnificamente a regredire spunta sempre un personaggio come lui. Il nostro tempo, indecorosamente calamitoso, è il nido fecondo di questi volatili. L’emiro o premier o raiss della Siria, in cui è appena affondato il dittatoriale barcarizzo degli Assad ondeggiante su fetide acque, esibisce quotidianamente la sua “silouhette’’di fratone jihadista. Da settimane ci avvince nelle spire di una loquela pubblica, sermoni in cui certifica la fine del diluvio salafita e restaura il ciel sereno della democrazia, della tolleranza religiosa, del dialogo, della eguaglianza muliebre. E, questo è davvero il clou, si iscrive perfino alla platea di avvinti dal fascino di papa Francesco. Nientemeno. Nel suo animo accogliente c’è posto per tutti. Tutto questo è succulenta materia emotiva per i gazzettieri dell’occidente. E cancellerie che non vedon l’ora di cancellare gli antichi interdetti. 

Attenzione perché certi malintesi assumono dimensioni storiche. Mao si descrisse al suo entusiasta biografo americano che non ne colse il feroce sottinteso metaforico, come un monaco solitario che camminava sotto la pioggia con un ombrello bucato. Il paragone incantò l’immaginazione occidentale già molto ricettiva al fascino esotico del celeste impero. E così non si accorse che “il monaco sotto l’ombrello’’conservava la stessa signorile indifferenza nel far morire di fame alcune decine di milioni di persone! 

Sarà perché son stato ospite, involontario, qualche anno fa dei suoi apostoli riuniti sotto la vecchia sigla “Al Nosra’’(l’uomo ha genio per le etichette che confondono! ) il personaggio mi interessa, ritengo utile indagarne soprattutto ora costumi e destino. E chissà se si ricorda di un suo ostaggio in fondo insignificante in quel grande caos della guerra siriana ancora ante-marcia… Ci mancherebbe, chi vince ha sempre ragione. 

Allora su cosa si basa il fascino tanto più inspiegabile per una biografia che si accompagna, ad ogni passaggio, al brusco incremento di fragorosi decessi tra quelli che i suoi collaboratori con kalashnikov e coltello per sgozzare definiscono impuri? Tra questi, apostati, eretici, infedeli e senza dio, gli occidentali stanno in prima fila. Se gli uomini sono, anche, coloro che frequentano, che dire di uno che ha “lavorato’’e di gran lena a fianco di Zarkawi, Zahawiri e al Baghdadi. Un decorativo superstite della stagione del Grande Massacro a cui tutti si proponevano di garantire l’analogo, disdicevole destino. 

Al Golani è abilissimo nell’offrire un ritratto di sé avvincente, a tutto tondo e dalle tinte vivaci, che attira bene la luce, capace di annullare le rigorose precauzioni profilattiche che bisognerebbe osservare. Operazione politico-pubblicitaria per smontate una immagine fino all’altro ieri brutta, selvaggia, crudele, la cui efficienza fanatica nell’uccidere gettava nel turbamento, incuteva spavento. 

I santoni del jihad totalitario sanno dire le bugie, sanno cambiare travestimento. Una vocazione, si direbbe. Il capolavoro mistificante e illusionistico che lo rende fascinoso o intossicante è nel disegnarsi giorno dopo giorno come noi vorremmo che fosse; a costo di apparire talvolta caricaturale nelle rimpasticciature composite ed eteroclite. Uno dei suoi colpi di genio: la rapida promessa di elezioni. Questo ha sgretolato ogni muro di diffidenza. In occidente questa parolina, il semplice rito del voto, i seggi, le schede, le urne basta come lasciapassare per future nequizie. Infatti, e l’emiro di Idlib e Damasco lo ha notato, abbracciamo e sosteniamo con passione decine di furbe canaglie anche musulmane a patto che ogni tanto allestiscano la sceneggiature dei seggi, ovviamente cautelandosi con risultati già fissati in anticipo. Ma a noi è quanto basta. 

I jihadisti della nuova era conoscono alla perfezione i nostri difetti: gli occidentali credono quel che vogliono credere,coltivano illusioni raramente per idealismo, per lo più per cinismo. Cercano credenze che ispirino l’anima ma soprattutto riempiano la pancia del benessere. Credono soprattutto per interesse. Credono perché sono stupidi ma anche perché sono furbi. Credono per sopravvivere come sono. 

Purtroppo “Al Sham’’sta alla democrazia come il vudù sta al cristianesimo. E qui entra in gioco la mano destra. La dialettica è la gaia scienza con cui Al Golani sa confondere e convincere. Ma le mani non possono fingere. Può abiurare a parole e davanti ai microfoni qualsiasi cosa ma non può stringere la mano al ministro degli esteri tedesco pur prontissima a fargli l’inchino, disposta a tenerezze reverenziali: perché è una donna. Può indossare giacca e cravatta, mettersi la mano al cuore, non vedere che la maleducata infedele non indossa il velo regolamentare. Ma non stringerle la mano. Quel semplice gesto non è un ornamento facoltativo, un dettaglio; è il limite oltre cui anche la più sofisticata delle ipocrisie svela le sue conturbanti somiglianze con i modi di una stagionata organizzazione fanatica e criminale.

Guida alla lettura e alla scrittura

La mano destra di Al Golani, raiss della nuova Siria. Già altre volte abbiamo analizzato (e ammirato) lo stile di Domenico Quirico. Anche in questo corsivo si impone il suo stile pieno di immagini suggestive.

Esercizi di comprensione

  1. il nuovo raiss della Siria è un “fratone”: immagine gioviale, ma ingannatrice. In realtà è un volatile nutrito in un nido fecondo e indecorosamente calamitoso.
  2. Altra immagine: Mao. Descrivetela
  3. La banda che sequestrò Domenico Quirico di chiamava “Al Nosra”: perché il giornalista dice che il raiss è un genio delle etichette? che significa “Al Nosra”?
  4. La narrazione di sé di Al Golani (il raiss) è fatta su misura per gli occidentali che vogliono credere a quel che il “fratone” racconta non perché stupidi,o ingenui, ma perché cinici. Definite il sostantivo “cinismo”
  5. Il rais mente: si vede dalle mani! Cioè?

Esercizio di scrittura

  1. Inchiesta. Immaginate ora di scrivere un’inchiesta per il giornale locale con cui collaborate. Il tema è la situazione caotica della Siria, dove è appena caduto il dittatore Assad. Utilizzate il corsivo di Domenico Quirico che avete appena letto. È un testo con un taglio polemico, ma è comunque carico di info. Dovrete però procurarvi altre fonti per una info accettabile. Scrivete infine il vostro articolo d’inchiesta di 1200/1500 parole. Dal momento in cui individuate le fonti, alla consegna dell’articolo stesso in redazione, avete a disposizione 10 giorni.

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