La testimonianza del sergente Vadim Shishimarin

La testimonianza del sergente Vadim Shishimarin nell’aula del tribunale distrettuale di Solomensky, a Kiev. Testo originale di ItalianaContemporanea (rubricato nella pagina “Ucraina“), ricavato dai servizi giornalistici delle giornate del 18 e 19 maggio 2022, quando il tribunale ha interrogato l’imputato. La sentenza di ergastolo è stata pronunciata il 23 maggio. Alla fine di luglio la corte d’Appello di Kiev ha ridotto a 15 anni la condanna del soldato russo.


Siamo ai primi giorni dell’invasione russa, a fine febbraio. Shishimarin, matricola n.32010, presta servizio come caposquadra nella 4° divisione di carri armati Kantemirovskaya. 

Nella seconda giornata del dibattimento, 19 maggio, sul banco degli imputati siede il sergente Vadim Shishimarin, 21 anni, matricola n.32010, caposquadra nella 4° divisione di carri armati Kantemirovskaya. È originario di Irkutsk, nella Russia siberiana, a 5000 km da Mosca. Davanti alla Corte ha detto: “Mi dichiaro colpevole” . Ecco La testimonianza del sergente Vadim Shishimarin sui fatti del 28 febbraio.

Quel giorno era finito nel villaggio di Chupakhovka, insieme ad altri quattro militari, dopo che la sua colonna era stata attaccata. I soldatii hanno sparato e sequestrato un’auto privata. Lungo la strada, hanno visto un civile con una bicicletta che parlava al telefono. Il sergente Shishimarin, nell’interrogatorio, rivela che il guardiamarina Makeev gli ha dato l’ordine di sparare, perché il civile, essendo al telefono, avrebbe potuto segnalare la loro posizione agli ucraini. La prima volta si è rifiutato di farlo, ma poi il tenente che era in macchina con lui glielo ha chiesto in modo minaccioso, pena la consegna. E il sergente ha lasciato partire una  raffica di mitra che ha freddato l’uomo. Dopo l’omicidio, Shishimarin ha deciso di arrendersi: voleva rimanere in vita e non  combattere.

Shishimarin ha di nuovo detto di essere colpevole del’omicidio del civile: “Lo considero inaccettabile e penalmente punibile. Non nego la mia colpevolezza”. In aula, ha chiesto perdono alla vedova dell’uomo,  Katerina Shelipova, aggiungendo di non aveva intenzione di uccidere il marito.  Per la vedova dell’uomo assassinato,  l’ergastolo puo essere la pena più giusta, una misura adeguata di punizione per Shishimarin. “Ma se verrà sostituito dai nostri difensori dell’Azovstal, non mi dispiacerà”, ha aggiunto Katerina Shelipova.

Guida alla lettura

Questo testo come quello di Vladimir e Katerina, profughi è una testimonianza. Ma è molto diversa da quella dei due giovani della CroceRossa Ucraina.

In che cosa differiscono i due testi?