L’ambiguità folgorante della luce

L’ambiguità folgorante della luce, e di Robert Oppenheimer.

Al suo primo studente a Barckley Oppenheimer insegna proprio questo principio della fisica quantistica: la luce è allo stesso tempo particella e onda. Così è per ogni cosa, per la luce, ma anche per un uomo, o per il film che lo racconta. 

L'ambiguità folgorante della luce e di Oppenheimer

Recensione di 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐂𝐚𝐧𝐨𝐯𝐚 su Facebook, We love Cinema, post del 28 agosto 2023. Il testo è di 776 parole. Richiede circa 4 minuti di lettura.

L’ambiguità. È questa la caratteristica più evidente del folgorante ritratto che Christopher Nolan dedica a J. Robert Oppenheimer nel suo ultimo film: potente, complesso, polifonico, stratificato. Ma anche sfuggente, visionario, problematico, spiazzante. Fin dalla frase in esergo, Oppenheimer è rappresentato come un Prometeo dalle mani insanguinate: uno scienziato che ha rubato il fuoco agli dei per darlo agli uomini rendendosi conto solo in un secondo momento che le sue scoperte scientifiche sarebbero state usate come armi di distruzione di massa. Colpa sua? O colpa del potere? “I dilettanti – si dice nel film – cercano la luce e si bruciano. Il potere rimane nell’ombra”. Oppenheimer sul piano umano è un dilettante. Cerca la luce. Dovrebbe sapere – lo insegna al suo primo studente – che la luce ha una doppia natura, sia ondulatoria che corpuscolare, sia particella che onda. È l’esempio che serve a Oppenheimer per spiegare il principio fondamentale della fisica quantistica: una cosa può essere se stessa e anche qualcos’altro, nello stesso momento. È così per la luce, ma si potrebbe dire una cosa analoga anche di un uomo, o del film che lo racconta. Leggi di più

Guida alla lettura

Il tema posto dalla recensione di Gianni Canova è l’ambiguità. Questo vocabolo è progressivamente messo a fuoco man mano che la recensione si sviluppa. Che significa “ambiguità”? quali significati assume nel discorso di Gianni Canova? Provate a completare la mappa concettuale che vi proponiamo.