Le copertine di Italo Calvino

Brano tratto da una recensione di Mario Baudino ad un’antologia delle quarte di copertina di Italo Calvino , volume curato da Luca Baranelli, e Chiara Ferrero dal titolo Il libro dei risvolti. Note introduttive, quarte di copertina e altre scritture editoriali, pubblicato da Mondadori. La recensione è datata 30 maggio 2023 su La Stampa. Rubricato nelle Quarte di copertina.


(…) Calvino per molti anni fu il capo ufficio stampa dell’Einaudi, e conosceva bene i trucchi del marketing culturale, come risulta dalla corrispondenza editoriale, talvolta divertita e maliziosa. Sapeva che per far parlare di un libro serve magari attizzare un po’ di confronto, persino di rissa, e un poco se la rideva. Ma le sue quarte e risvolti sono perfetti ritratti in venti righe, micro-saggi di grande intelligenza ad esempio su Sciascia, o Pavese, o Natalia Ginzburg. Non azzardava un aggettivo di troppo, rifuggiva dalle frasi altisonanti, si temeva a distanza anche solo dal sospetto di fare della corriva pubblicità. E’ una lezione di serietà che ha dato certo i suoi frutti, ma non è stata, come tutte le lezioni, decisiva. Se leggiucchiamo a caso un po’ di quarte di copertina recenti – per non parlare del «blurb», il commento in due righe firmato da uno scrittore noto a favore di un collega, magari sulla fascetta del volume, spesso dal tono esaltato, che pochi prendono sul serio e George Orwell inseriva nella categoria delle «disgustose idiozie» – accanto a ottime e forse maggioritarie presentazioni di ciò che si racconta nel libro assistiamo infatti a una fantastica, vorticosa fiera delle vanità (retoriche).

In questo vivace settore, o nicchia, chissà, un romanzo non può essere, poniamo, soltanto commovente: è in ogni caso quantomeno «struggente», a volte «il più struggente» nell’opera complessiva dell’autore che evidentemente ci struggeva da tempo, ma non fino a questo punto; può innalzarsi a una «struggente bellezza» (lo struggimento da qualche anno a questa parte va davvero forte); in generale è «straordinario», il che è forse più scontato ma anche più inflazionato, e piove senza distinzioni su autori di rilievo e su mestieranti, su bestselleristi e su esordienti speranzosi. La scrittura, poi: ne abbiamo scoperta una fra le tante definita di «rara veridicità»; ma anche un’altra ineffabilmente consacrata come un «crescendo di indicibile potenza narrativa». Un romanzo non potrà in tal caso che essere «straordinariamente contemporaneo» e magari manifesterà nello stile un «’irresistibile sapore mediterraneo», qualunque cosa ciò voglia dire.

Quel che conta è sempre l’aggettivo – a volte l’avverbio – esaltato e tonante. Nella raccolta di Calvino non ce n’è proprio traccia: e leggerla ora misura quantomeno una distanza, forse incolmabile. Sarebbe però altrettanto interessante avere a disposizione una bella antologia dei risvolti più bizzarri, pazzi, pubblicitari, gridati, mistici e naturalmente «struggenti» degli ultimi vent’anni: ottima compagnia, magari per l’estate, sotto l’ombrellone, per divertirsi un po’. Strano che nessun editore ci abbia ancora pensato.