Leopardi: L’infinito

Leopardi: L’Infinito e le infinite letture: dagli alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado nel flash mob per i 200 anni dell’Infinito nel 2019, alla lettura di Elio Germano ne Il giovane favoloso, alla lettura classica di Vittorio Gassman, e finalmente, di Carmelo Bene, totalmente rispettoso dello spartito pensato e scritto da Leopardi. In questo capitolo anche un intervento di Massimo Cacciari sull’opposizione “finito/infinito” nel pensiero leopardiano.

Leopardi: L'Infinito

Leopardi: L’Infinito. Pagina del manuale di Ferdinanda Cremascoli Guida alla scrittura nel triennio, La Nuova Italia, 1993

Canzone e Idillio.

“Canzone” ed “Idillio” sono le due forme poetiche della lirica leopardiana degli esordi. I poeti italiani fin dalle Origini predilessero la “canzone” come forma più alta della poesia “illustre”. Mutuata dalla tradizione provenzale, la “canzone” trovò una sua forma definita in Dante, che la descrisse nel De vulgari eloquentia. Poi in Petrarca che la consegnò ai poeti delle età successive. Le canzoni giovanili di Leopardi hanno un impianto dotto ed eloquente e trattano temi civili.

Negli stessi anni Leopardi elaborò anche una sua forma poetica peculiare, “l’idillio”. Nella poesia alessandrina del III secolo a.C. “l’idillio” è un piccolo componimento poetico spesso di tema agreste. La poesia latina ne accentuò il suo carattere bucolico. La poesia italiana ne annovera diversi esemplari in tutte le epoche in vari metri. La sensibilità con cui la cultura settecentesca guardava ai paesaggi naturali, riportò in auge questa forma della poesia lirica. Leopardi si ispirò ai modelli settecenteschi e a quelli classici. Nel 1825/26 sul “Nuovo Ricoglitore” di Milano, pubblicò le liriche composte tra il 1819 e il 1821 e diede loro il titolo “Idilli”. Il più famoso è L’infinito. In cima ad un colle siede il poeta. La siepe ostacola la vista e stimola la vista più penetrante dell’immaginazione.

Leopardi: L’Infinito. Il testo

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

La voce di Vittorio Gassman per L’Infinito.

Leopardi: L'Infinito

Il piacere della poesia

Per Leopardi la poesia è anzitutto “piacere” sia per chi scrive, sia per chi legge. La felicità è un’aspirazione connaturata agli esseri umani e consiste nella soddisfazione dei loro bisogni fisici e psichici. La felicità maggiore deriva non da un singolo bene ma dalla percezione dell’ “indefinito”. E proprio l’ “indefinito” dev’essere l’elemento specifico del linguaggio poetico, ciò che lo differenzia dal linguaggio di uso comune.

Leopardi compila elenchi minuziosi di parole che rinviano a sensazioni sonore e visive. Queste hanno il potere di attivare l’immaginazione. Ne abbiamo testimonianza dallo Zibaldone, è il diario che Leopardi tenne dal 1817 al 1832. Lì annotò le sue riflessioni filosofiche, psicologiche, letterarie. Un suono che viene da lontano. Un filare d’alberi di cui non si veda la fine. Una luce di cui non si veda la sorgente. Sono immagini che danno piacere per l’idea di vastità che evocano. Vi sono parole, sostiene Leopardi, come notte, lontano, antico, che suscitano associazioni di idee.

La lingua della poesia deve suggerire al lettore idee nuove. Perciò i vocaboli che il poeta deve preferire non devono essere prevedibili. Allora può risultare stimoltante associare parole che vengono da registri espressivi diversi, alcune molto familiari, altre per esempio arcaiche. Ad esempio:«Sempre caro mi fu quest’ermo colle»

Guida alla schedatura

Leopardi: L’Infinito. Esercizi di comprensione. La schedatura del testo poetico

La schedatura della poesia lirica ha sempre lo scopo di affinare la capacità di osservazione del testo poetico, cogliendo le relazioni tra i suoi diversi livelli. Dunque analizzate il testo sotto i suoi vari aspetti: la sintassi, la qualità del suono, il metro.

La sintassi

C’è un motivo che si impone con evidenza: la spezzature tra frase metrica e frase sintattica. Si trovano numerose spezzature tra sostantivo e aggettivo.

  1. Evidenziate nel testo tutti gli enjambements (spezzature) che vi compaiono sia in fine verso che in cesura.
  2. Il testo risulta composto da quattro frasi, delimitate dal punto fermo Quanto sono lunghe le quattro frasi del testo? Sommate le prime due  quanti versi ottenete? Il testo sintatticamente risulta fatto da due parti.
    • Nella prima parte ci sono soprattutto percezioni visive. Quali sono?  Nella seconda parte quali sensazioni sono invece evocate? Notate che in questa seconda frase i complemento oggetto (a proposito, quali sono?) vengono prima del soggetto e del predicato.
    • Nella terza frase, la subordinata è collocata prima della principale. In questa, il soggetto è di nuovo espresso dal pronome personale: quali i pronomi personali che esprimono il soggetto? 
    • Gli ultimi due periodi evocano esprimono delle sensazioni: quali?

La qualità del suono

  1. L’infinito è una lirica composta di 15 endecasillabi sciolti, priva cioè di uno schema di rime. I rinvii fonici che la rima crea sono importanti a definire la qualità del suono del testo. Qui il poeta usa altri strumenti. Non utilizza la rima, né l’assonanza. Piuttosto, fa un uso molto sofisticato di opposizioni tra zone
    • zone in cui sono prevalenti i suoni aperti (A) su parole su cui cade l’accento metrico.
    • zone dove domina la presenza di vocali di timbro opposto (O).
  2. Un altro particolare segno distintivo dell’Infinito è la tradizionale “dolcezza” della poesia lirica italiana (vocaboli brevi e dominati dalle vocali). Ma vi è anche una ricerca di parole lunghe o dai suoni fortemente consonantici. Individuate nel testo le zone in cui dominano i timbri aperti e quelli chiusi.

Il metro

  1. La tabella qui sotto è un esempio di analisi metrica: è lo spartito del testo leopardiano. Sono qui individuate le sillabe metriche di ogni verso. Le sillabe su cui cade l’ictus sono colorate in arancio. La tabella segna anche la posizione delle cesure. Noterete che in 6 casi su 15 v’è la possibilità di una doppia collocazione della cesura. Questo avviene perché l’accento metrico (ictus) cade sia su P4 che su P6. Quali sono questi endecasillabi? E quale differenza di lettura si instaura? Per capirlo dovete dire il verso ad alta voce.
Leopardi: L'Infinito

 

Le osservazioni.

Nella schedatura del testo poetico, accanto alla raccolta dei dati di lettura, abbiamo ipotizzato uno spazio che abbiamo chiamato OSSERVAZIONI. È il punto in potete (dovete!) evidenziare i rapporti fondamentali tra un aspetto e l’altro del testo. La schedatura è così un embrione di commento, che poi dovrete sviluppare, in un discorso espositivo e interpretativo.

Per questa scheda: il piacere della poesia deriva dal potere evocativo delle parole. Dunque, avete notato gli aggettivi dimostrativi? Disegnano lo spazio. Creano un al di qua e un al di là. Dapprima evocano oggetti vicini, poi, quando la mente sprofonda nell’infinito, idee lontane.

Sentitevi liberi di aggiungere le idee che vi vengono in mente. Magari non vi serviranno mai; magari saranno utili quando passerete al commento.

Dire ad alta voce. Ecco, oltre alla lettura di Vittorio Gassman, altre tre letture dell’Infinito. Volete provare ad aggiungere la vostra? Create una clip di pochi secondi che vi ritragga mentre dite L’Infinito.

FlashMob. 1819/2019. Gli alunni di tutta Italia celebrano i 200 anni dell’Infinito

Flash Mob Musicale
Casa Leopardi – Infinito – 1819/2019

Elio Germano legge l’Infinito: perché è un esempio negativo?

Leopardi: L'Infinito
Leggere L’infinito. Elio Germano ne Il giovane favoloso, il film del 2014 di Mario Martone.

Carmelo Bene legge l’infinito: lo spartito rispettato

Leopardi: L'Infinito

Lo spartito di Leopardi: le sillabe con i loro accenti, le pause, anche quelle spezzate, soprattutto quelle spezzate! Notevole la lettura dell’ultimo verso (uno di quelli che possono avere cesura in P4 o in P6): Carmelo Bene fa due pause! e sul “mare” finale il tono NON è conclusivo: apre invece ad altre prospettive.

Cacciari e Leopardi. Perché è nobile il pensiero umano. Finito vs Infinito. La nobiltà del pensiero umano che può pensare l’infinito (e l’impossibile), che non si adegua al vero, lo conosce senza timidezza, coraggiosamente, ma non lo accetta, e nel pensier si finge un altro vero. Non è un elogio della fantasia disancorata e arbitraria, ma della puntigliosa ricerca del vero in ogni suo aspetto. Seconda clip tratta da un più ampio intervento su YouTube (canale IL DECIMO TORO)

❇️ Per le regole fondamentali della metrica italiana : Come si legge la poesia italiana? Una webserie di ItalianaContemporanea.

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