L’intelligenza artificiale e la scrittura a scuola. La presenza dell’intelligenza artificiale nella scuola è promettente e di difficile gestione. Come regolarsi? Una lettera aperta di F. Cremascoli alle colleghe e ai colleghi, insegnanti di italiano nei licei.
Care colleghe e colleghi,
uno spettro si aggira per la scuola: l’intelligenza artificiale. Se l’intelligenza artificiale a scuola scrive i compiti degli alunni? Come riconosceremo noi insegnanti un testo prodotto da un alunno da un testo prodotto da IA? Bisogna proibirne l’uso come hanno fatto nelle Università americane. No, è inutile alzare i muri, tanto il vento soffia dove vuole. Bisogna che noi insegnanti ne sappiamo di più… Queste le risposte emotive che si ammucchiano una sull’altra in un dibattito che non è nemmeno tale. È piuttosto un manifestare la propria preoccupazione senza conoscere davvero, senza praticare l’IA. Leggi di più
Non è necessario immaginare un insegnante che si aggiorna, leggendo saggi più o meno ponderosi. Sarebbe sufficiente che un insegnate provasse a far scrivere ad un software qualsiasi di IA uno dei testi che chiede agli studenti. Saprebbe subito che non è così semplice far scrivere ad un software un testo preciso. Vi farò qualche esempio pensando al mio mestiere di insegnante di italiano in un liceo.
Insegnare italiano agli italiani nel XXI secolo
Un corso di italiano al liceo ha lo scopo di educare una sicura padronanza linguistica. Ho approfondito questo tema in un’altra lettera aperta qualche anno fa, dal titolo “Insegnare italiano agli italiani nel XXI secolo“.
Alla fine del corso quinquennale uno studente “ben fatto” è capace di riconoscere le più svariate scritture, è capace cioè di capire bene ciò che legge o ascolta. È anche in grado di produrre a sua volta gli scritti più vari, e di parlare in pubblico. I testi letterari non sono l’unica varietà di testo praticato, sono uno dei tipi di testo che si leggono a scuola.
Se questo è lo scopo del corso liceale di italiano, perché aver paura dell’IA? Sarà invece uno strumento prezioso nel far scrivere gli alunni. Perché le abilità linguistiche sono abilità pratiche. Si impara a leggere, leggendo – viva i libri cartacei e digitali! S’impara a scrivere, scrivendo – viva la videoscrittura! S’impara a parlare in pubblico, parlando – viva il software di presentazione! S’impara ad ascoltare, ascoltando – viva i podcast!
Già da molti decenni abbiamo a disposizione questi strumenti, i più popolari sono la suite Office di Microsoft. Se un insegnante li pratica e li fa praticare, si rende conto dell’efficacia che hanno nel percorso formativo di educazione alla padronanza linguistica.
Adesso abbiamo anche del software intelligente. Per la scrittura di molti tipi di testo si può provare … ChatGPT, diranno subito le mie gentili lettrici e i miei affezionati lettori! Sì, ma OpenAI, non è l’unica società a produrre software di questo tipo! Personalmente pratico MoonBeam: mi piace perché la sua chat si chiama AskMoon! Sembra in inglese, ma parla non so quante lingue, ovviamente, e piuttosto bene, l’italiano! (A proposito, ricordate quanto erano grezzi i traduttori, solo pochi anni fa? beh … sono ancora piuttosto grossolani, ma molto migliorati!)
I voti, i voti…
A mio parere nessuno degli strumenti fin qui ricordati e ben presenti nella pratica didattica di molti insegnanti (molti, ma non tutti!) è utile per valutare le conoscenze degli alunni. Dagli anni Novanta, quando i computer hanno cominciato ad essere in rete, non ho più permesso l’uso di un computer per un compito in classe. Carta e penna, voce, se il mio obiettivo didattico è valutare come ogni singolo alunno usi gli strumenti di analisi del testo letterario che gli ho insegnato. E come interpreta, ad esempio, Il pianto della scavatrice di Pier Paolo Pasolini, sulla base delle metodologie critiche che abbiamo studiato.
Ma se l’obiettivo didattico è valutare la comprensione o la composizione di un qualunque tipo di testo, sulla base delle indicazioni operative fornite da me, perché non dovrei permettere l’uso degli strumenti digitali? Se anche si copia, comunque una recensione, tanto per fare un esempio, deve osservare le caratteristiche di un testo argomentativo. Caratteristiche che l’insegnante avrà descritto come segni peculiari di quella tipologia testuale e che andranno riprodotte dagli alunni nei testi che comporranno. Quindi anche se si copia, si deve comunque rileggere e sistemare, pena una valutazione negativa.
Ma sono importanti i voti? Sì e no
Non vi tedierò con le definizioni in didattichese sulla valutazione. Nella pratica di ogni insegnante che conosca il mestiere c’è differenza tra valutare gli alunni nel loro processo di apprendimento e la valutazione complessiva finale. È ora di superare l’ossessione del “compito in classe”: aiuterebbe molto se il titolo di studio (almeno quello liceale) non avesse valore legale. Ma chi vi impedisce, care colleghe e colleghi, di gestire i vostri voti debitamente riportati nel registro elettronico? Di gestirli ovviamente sulla base di una programmazione seria (e sintetica), messa nero su bianco negli atti ufficiali della scuola, quando a inizio anno consegnate i programmi.
Non fatevi imbalsamare dalla diffidenza. Se padroneggiate il vostro mestiere di insegnanti, non ripetete l’errore comune di discutere astrattamente, e di scoprire la DAD perché vi costringe un virus.
Provate voi stessi l’uso di IA. Vi accorgerete che su IA circolano troppi miti. È uno strumento sbalorditivo. Ma è la nostra testa che legge a sentire come magico il prodotto di un enorme database, elaborato con la velocità non umana di un computer. È il “lector in fabula” ad attribuire al testo un significato, che il computer non conosce, anche se sembra.
IA: l’idea c’è, ma bisogna lavorarci ancora molto
L’intelligenza artificiale e la scrittura a scuola si misurano bene sui testi che hanno una struttura rigida, che amano le frasi topiche. In una lettera commerciale, ad esempio, c’è un repertorio di frasi ricorrenti come queste. – I nostri prodotti sono altamente competitivi. La vostra gradita richiesta. Le condizioni che pratichiamo ai nostri migliori clienti. Vi confermiamo che siamo in grado di rispettare i tempi di consegna che richiedete. Saremmo lieti di poter entrare in rapporto d’affari con voi. Vi ringraziamo della preferenza accordataci. Vi informiamo di aver già spedito il campione richiesto a mezzo corriere, etc.
Se aveste voglia di usare questo repertorio, con poche altre info specifiche sull’oggetto della lettera, comporreste una una perfetta lettera commerciale. È proprio quello che fa il software IA. Quelle frasi “fatte” sono nel database su cui il software IA lavora. Su testi più complessi il risultato è la genericità, che un insegnante riconosce sempre e segnala all’alunno/a come punto da modificare.
Personalmente, se dovessi scrivere una lettera d’affari, ma anche una circolare, una newsletter,… mi farei aiutare da IA. Mi libererei di un compito noioso in pochi minuti. Se dovessi scrivere un commento a “Agli amici” di Primo Levi, credo che farlo con IA sarebbe più faticoso e lungo. E dunque procederei more antiquo. Se poi volessi scrivere un racconto, ammesso che ne sia capace (e sono certa che no), il piacere di scrivere da sola non me lo negherei. L’arte è un privilegio della nostra mente, un curioso impasto di tre misure d’acqua, una di terra e un soffio di vento…
Chi, come noi insegnanti di italiano, pratica quotidianamente i grandi della Letteratura non è di bocca buona. Già ci divertivamo con Jacopo Belbo nel Pendolo di Foucault, quando fa scrivere ad Abulafia “I templari c’entrano sempre … Minnie è la fidanzata di Topolino …”. Allo scettico Diotallevi, che del testo prodotto diceva (profeticamente): «Un poco confuso», Belbo replicava: «Non sai vedere le connessioni».
IA non è Hal9000
Insomma il computer su cui è installato il software di IA è una macchina, esegue un programma. Non ha consapevolezza, non ha coscienza, non è Hal9000, il computer di 2001. Odissea nello spazio. Quello che produce a noi sembra fantastico perché gli attribuiamo un senso che la macchina ignora del tutto.
Sul tema l’intelligenza artificiale e la scrittura a scuola, due letture consiglierei per una ricognizione del problema. Federico Faggin in una bella intervista di Stefano Quintarellli per I Copernicani. E L’era delle macchine che apprendono di Francesco De Collibus.
Vale la pena di conoscere come funziona l’Intelligenza artificiale, se non altro per renderci conto che non ci somiglia per niente!
Con affetto
Nanda Cremascoli
Vimercate, 23 gennaio 2023
PS. Dimenticavo, ho chiesto a IA (MoonBeam) di scrivere il testo della mia lettera aperta. Ho scelto il suo format per il blog, dato che non ne possiede uno per la lettera aperta). Ho dato una scaletta di argomenti da trattare, e qui potete vedere (E GIUDICARE DA VOI) il risultato.