Ne li occhi porta la mia donna Amore

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Ne li occhi porta la mia donna Amore 

Al centro di questo sonetto è il motivo degli occhi dell’amata: il suo sguardo  produce la sconfitta di ogni inclinazione negativa, così come il suo saluto induce beatitudine.

I due motivi qui si ampliano: non solo in chi ha predisposizione si manifestano i benefici effetti dello sguardo e del saluto, ma anche in tutti coloro che godono di questa mirabile visione.

Ne li occhi porta

Ne li occhi porta la mia donna Amore. Parafrasi di F.Cremascoli

Lo schema delle rime in questo sonetto varia, a riprova che con lo schema delle rime Dante si muove con grande padronanza: nelle quartine abbandona lo schema alternato per un altro  schema ABBA, e nelle terzine, nella prima le rime procedono in CDE, nella seconda in EDC,

Vita nova, cap.XXI

Poscia che trattai d’Amore ne la soprascritta rima (cioè nel sonetto del capitolo precedente), vennemi volontade di volere dire anche, in loda di questa gentilissima, parole, per le quali io mostrasse come per lei si sveglia questo Amore, e come non solamente si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenzia, ella, mirabilemente operando, lo fa venire. E allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: “Ne li occhi porta”

Ne li occhi porta la mia donna Amore

 Ne li occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch’ella mira;
ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,

sì che, bassando il viso, tutto smore, 
e d’ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinnanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore. 

Ogne dolcezza, ogne pensero umile
nasce nel core a chi parlar la sente,
ond’è laudato chi prima la vide.

Quel ch’ella par quando un poco sorride,
non si pò dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.

Ascoltate su YouTube il podcast Lectura Dantis

Parafrasi

La mia donna ha Amore nei suoi occhi, per cui si fa nobile ciò su cui posa lo sguardo; dove passa, ogni uomo si gira e fa tremare il cuore di quello cui porge il suo saluto,

cosicché, egli abbassa il suo sguardo e tutto impallidisce e di ogni suo vizio allora si pente (sospira): dinnanzi a lei fugge la superbia, l’ira. Aiutatemi, donne, a farle onore.

Ogni dolcezza, ogni pensiero umile nasce nel cuore di chi la sente parlare, sicché è beato chi prima la vide.

Quello che ella manifesta quando sorride un poco, non si può dire, né ricordare, tanto è miracolo nuovo e nobile.

Il video è tratto dal podcast Lectura Dantis su YouTube

Questo sonetto si ha tre parti: ne la prima dico sì come questa donna riduce questa potenzia in atto secondo la nobilissima parte de li suoi occhi (nella prima dico come questa donna attraverso il suo sguardo traduca in atto l’amore che potenzialmente è nel cuore di chi la vede) ; e ne la terza dico questo medesimo secondo la nobilissima parte de la sua bocca (nella terza parte ribadisco il medesimo concetto, ma dico che essa ottiene lo stesso risultato anche attraverso le sue parole); e intra queste due parti è una particella, ch’è quasi domandatrice d’aiuto a la precedente parte e a la sequente, e comincia quivi: «Aiutatemi, donne». La terza comincia quivi: «Ogne dolcezza».  

La prima si divide in tre; che ne la prima parte dico sì come virtuosamente fae gentile tutto ciò che vede, e questo è tanto a dire quanto inducere (introdurre) Amore in potenzia là ove non è; ne la seconda dico come reduce in atto Amore ne li cuori di tutti coloro cui vede; ne la terza dico quello che poi virtuosamente adopera ne’ loro cuori. La seconda comincia quivi: «ov’ella passa»; la terza quivi: «e cui saluta». Poscia quando dico: «Aiutatemi donne”, do a intendere a cui la mia intenzione è di parlare (dico a chi ho intenzione di rivolgermi), chiamando le donne che m’aiutino onorare costei. Poscia quando dico: «Ogne dolcezza», dico quello medesimo che detto è ne la prima parte, secondo due atti de la sua bocca; l’uno de li quali è lo suo dolcissimo parlare, e l’altro lo suo mirabile riso; salvo che non dico di questo ultimo come adopera ne li cuori altrui, però che (perché) la memoria non puote ritenere(ricordare) lui né sua operazione (né la sua opera). 

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