Libertà di parola
Il vice presidente di Trump intervenendo alla conferenza di Monaco sulla sicurezza ha sferzato l’Unione Europea, accusata di riposarsi sotto l’ombrello protettivo degli Stati Uniti che proteggono tutti, spendendo una quantità enorme di risorse. Quindi l’Europa è sostanzialmente una mantenuta, oltre ad aver abdicato ai valori democratici perché censura le idee di estrema destra. Vance non ci conosce, evidentemente.
In Europa abbiamo fatto già l’esperienza di spianare la strada alle dittature con strumenti democratici. Così furono eletti Hitler e Mussolini, solo per citare i casi più eclatanti. Non rifaremo lo stesso errore. In democrazia puoi dire tutto quello che vuoi ad una condizione: che non manipoli i fatti per creare delle “narrazioni” suggestive e bugiarde. In altre parole non puoi raccontare balle contro la verità dei fatti.
Dai primi esperimenti della democrazia ateniese abbiamo cominciato a riflettere sulla potenza della “narrazione”: sappiamo che ce ne sono di letali, perché confondono, ingannano, conducono alla guerra.
Sappiamo che la “verità” è di difficile definizione, ma abbiamo imparato a distinguere i fatti certi dalle interpretazioni, abbiamo imparato a riconoscere non ciò che è vero, ma abbiamo accumulato molta esperienza su ciò che è falso! Perciò sul vicepresidente Vance facciamo nostre le parole di Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera del 17 febbraio 2025.
«Davanti alla «lezione di democrazia» del vicepresidente degli Stati Uniti a Monaco avremmo voluto vedere molti dei presenti alzarsi e andarsene. Sono stati troppo educati a lasciarsi trattare così da chi ha perdonato gli assalitori di Capitol Hill. L’Unione europea, pur con tutti i suoi difetti che non manchiamo di sottolineare, non è la prigione della libertà d’espressione descritta da J.D. Vance».
Il tema dell’assoluta libertà di parola non è l’unico mantra dei leader populisti. L’altro è quello delle elezioni.
Elezioni e sondaggi
Presidente Trump, nei suoi discorsi e in quelli dei suoi collaboratori Il tema delle elezioni è argomento che torna spesso. Dall’investitura popolare discende che l’investito interpreta la volontà del popolo e quindi chi gli si oppone è antidemocratico perché contrasta appunto la volontà popolare. Così ha detto Musk nell’intervista a FoxNews del 17 febbraio 2025. Quanto al presidente Trump ha detto su Zelensky che non è un presidente eletto! questo perché essendo in guerra da tre anni (!) le elezioni presidenziali in Ucraina sono state sospese. Ma Trump non si è limitato a questo. Nel suo discorso compare anche l’altro totem caro ai populisti: i sondaggi! e Zalensky, secondo Trump, arriva ad un misero 4%. In fondo le elezioni non sarebbero neanche strettamente necessarie.
Brogli e manipolazione dell’opinione pubblica
In ogni caso, se occorre, qualche trucco aiuta. Così dice Salomé Zourabichvili ex presidente della Georgia (un altro stato che vorrebbe essere indipendente dalla Russia) che è stata destituita dopo un riconteggio dei voti. Intervistata dal Corriere della Sera il 17 febbraio 2025, Zourabichvili sostiene che Mosca ha una nuova strategia ibrida. La conquista militare è troppo costosa e incerta: dopo tre anni di guerra la vittoria militare in Ucraina è ancora lontana. Perciò Putin ora cerca di imporsi truccando le procedure democratiche. In Georgia le elezioni sono state la prova generale per i trucchi e per la manipolazione dell’opinione pubblica. «In Georgia – dice Salomé Zourabichvili – ci sono state elezioni irregolari e ora il Paese è guidato da un governo fantoccio di Mosca. Abbiamo visto analoghi tentativi in Romania e in Moldavia, che si è salvata grazie al voto degli elettori all’estero…».
Così sarà in Ucraina. Vance ha contestato proprio questo: i risultati delle elezioni, comprese quelle in Romania, non sono manipolate, ma esprimono «la voce del popolo». Anche la decisione degli Ateniesi di far la guerra a Siracusa fu presa dal popolo in assemblea, perché la democrazia ateniese è democrazia diretta! E fu un disastro che minò per sempre il potere di Atene, e seppellì ogni idea di democrazia: non se ne parlò più fino al XVIII secolo.
Fascino e pericolo della democrazia
La riflessione moderna sulla democrazia riconosce la superiorità di questa forma di governo e dà grande risalto al voto popolare, ma i fenomeni di propaganda e dunque di manipolazione delle opinioni (oltre ai più grezzi e antichissimi trucchi elettorali) sono ben noti. Lo erano già alla fine della guerra del Peloponneso, circa duemilacinquecento anni fa. È per questo che le democrazie moderne sono democrazie rappresentative e hanno elaborato un complesso sistema di divisione dei poteri che ha lo scopo di proteggere la società dalle avventure dell’emotività del voto.
Bisogna pur osservare comunque la forza dell’idea di democrazia anche presso i dittatori. Se un dittatore si compiace di dire che ha un forte consenso popolare (il presidente bielorusso ha vinto le elezioni con l’87% dei voti), se persino un dittatore ha necessità di presentarsi come presidente eletto, magari come Putin per il suo QUINTO mandato consecutivo (25 anni al potere!), anche se le elezioni sono manipolate e truccate, significa che l’idea di democrazia ha un intenso fascino.
Certo il principio del bilanciamento dei poteri è molto meno seducente, è più prosaico, benché fondamentale. Perciò si può a ragione sostenere che a Musk sfugge ciò che è basilare. L’opposizione a decisioni non conformi alla Costituzione o la richiesta al presidente di rendere conto del suo operato non è tradimento della volontà popolare, ma dovere d’ufficio, vitale funzione di bilanciamento dei poteri affinché nessuno diventi assoluto.
A Musk sfugge qualcosa. E non solo a lui nel mondo occidentale.