Dal verbale di laurea di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna al mondo a conseguire una laurea.
E giù, una caterva di nomi, tra i più accreditati della nobiltà e della cultura patavina e veneziana, accorsi a Padova per assistere e benedire l’evento. Cosicché la discussione della tesi può iniziare, come da verbale:
Elena Lucrezia ha discusso i due puncta che le sono stati assegnati dopo un’estrazione a sorte tra diversi temi. Si tratta di due tesi di Aristotele, che la ragazza discute in maniera così magistrale da meritare per acclamazione il titolo di magistra et doctrix in philosophia. È la prima volta che questo titolo viene assegnato a una donna nella storia vecchia ormai di mezzo millennio delle università europee.
Le furono pertanto consegnate le insegne del suo grado, del tutto simili a quelle dei colleghi maschi: il libro, simbolo della dottrina; l’anello per rappresentare le nozze con la scienza; il manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e la corona d’alloro, contrassegno del trionfo.
Dell’evento si parlò a lungo a Padova, a Venezia e in tutto il continente. E conviene ricostruirlo più in dettaglio, perché dovranno passare molti e molti decenni perché si possa ripetere. E dovranno passare quasi due secoli perché la laurea di una donna diventi un fatto normale,
Elena Lucrezia ha 32 anni quando entra nel «sacello della beatissima Vergine Maria» per discutere la sua tesi di laurea. Figlia di Giovanni Battista Cornaro e di Zanetta Boni, era infatti nata nel 1646. Fin da piccola aveva mostrato un’inclinazione per lo studio, che la madre non aveva ostacolato e il padre decisamente incoraggiato. Superati i trent’anni, è nota ormai per la sua profonda conoscenza del greco, delle scienze, della filosofia e della teologia. Tra i suoi maestri c’è Carlo Rinaldini: autore di un apprezzato De resolutione et compositione matematicae, soprattutto docente di filosofia presso l’Università di Padova. Rinaldini ha servito due papi, ha insegnato a Pisa, reso edotto Cosimo III, Granduca di Toscana, e ha scritto un libro, Philosophia rationalis, atque entità naturalis, che lo ha reso oltremodo degno di salire sulla prestigiosa cattedra patavina.
È lui, Carlo Rinaldini, che frequentando casa Cornaro a Venezia si convince prima e più di ogni altro, che è ora di farlo il gran passo e chiedere che Elena Lucrezia possa infrangere la tradizione e laurearsi a buon diritto in teologia.
Rinaldini avanza dunque l’inedita proposta al Sacro Collegio dell’Università di Padova. Non è il solo. Concorda con lui un altro maestro che insegna – in realtà, che discute da pari a pari – con Elena Lucrezia: padre Felice Rotondi, che a Padova è docente di teologia. È lui, un teologo, l’unico che può tecnicamente presentare la domanda di laurea da parte di Lucrezia ai Riformatori. Ed è quello che padre Rotondi fa.
Non sono certo la norma, Felice Rotondi e Carlo Rinaldini, tra i docenti delle università di Padova, d’Italia e d’Europa. Mostrano di avere un coraggio intellettuale non da poco proponendo, per la prima volta in quasi mezzo millennio, la laurea per una donna. Addirittura in teologia.
Ma, anche loro, non sono fulmini in un cielo sereno. La cultura europea nel Seicento si sta rapidamente modificando e i due docenti ne rappresentano un’avanguardia. Certo, poi hanno incontrato una donna di eccezionale cultura e il loro coraggio è stato, per così dire, facilitato a esprimersi. Di qui l’inedita proposta.
Ma, come scrive Patrizia Carrano, autrice di un libro, Illuminata, che è una biografia, a tratti romanzata, ma fedele nelle componenti essenziali della Cornaro Piscopia, l’iniziativa suscita «molto scalpore e alcune perplessità: mai alcuna donna era stata laureata in qualsivoglia università d’Europa, dunque del mondo. In più la richiesta riguarda il dottorato in teologia, considerata materia di esclusivo appannaggio del genere maschile. E questo ha «ulteriormente sorpreso i Riformatori dello Studio di Padova».
Ma Rinaldini è ottimista. Lui conosce bene la macchina e i macchinisti dell’università di Padova. Compreso il cancelliere vicario dell’ateneo, Alessandro Mantovani. Confida che ogni ostacolo possa essere superato. E, infatti, i Riformatori nulla oppongono alla richiesta. L’iter per il conferimento della laurea procede spedito. Nessuno si oppone, neppure Mantovani. Che però, prima di dare il suo assenso definitivo, intende chiedere l’autorizzazione esplicita del cardinale Gregorio Giovanni Gaspare Barbarigo, che di Padova è il vescovo. E, dunque, la massima autorità religiosa.
Il diniego del cardinale giunge come una doccia fredda, più per Carlo Rinaldini e Giovanni Battista Cornaro, che per Elena Lucrezia, la quale più che ai titoli formali è interessata ai contenuti culturali. No, nessuna donna può diventare teologo.
Elena Lucrezia – concede il vescovo di Padova – può, però, laurearsi in filosofia. Così la ragazza modifica la sua domanda: ora chiede di laurearsi in filosofia. Questa volta la domanda ai Riformatori è proposta da Carlo Rinaldini. Ed è accettata senza ulteriori intoppi.
Il cambio di laurea non fa diminuire, anzi fa aumentare lo stupore per l’inedito evento. Così a Padova, per quel 25 giugno 1678, accorrono per assistere da ogni parte e da ogni strato sociale. Sono in tanti che bisogna cambiare sede per l’esame.
Elena Lucrezia discute i due punti di filosofia che le sono stati assegnati. Riguardano entrambi la dottrina di Aristotele. La dissertazione è brillante. Dopo averla pronunciata, la candidata avrebbe dovuto ritirarsi, per consentire alla commissione esaminatrice di discutere se e come approvarla. Ma, dopo una breve verifica con gli altri docenti, il presidente della commissione, Domenico Tessari, vicepriore del sacro Collegio, annuncia che la dissertazione di Elena Lucrezia è stata così chiara e completa e dotta da rendere del tutto superflua la discussione segreta tra i commissari. Alla candidata può essere conferita la laurea per acclamazione.
Elena Lucrezia dissente. Non accetto deroghe alla prassi. Io mi accomodo fuori, dice. E fende la folla per andar via. Per nulla indispettito, Domenico Tessari non fa passare che pochi minuti. Poi la richiama e le annuncia che la prova è stata superata come meglio non si potesse aspettare. A quel punto, recita il verbale, Carlo Rinaldini
si alzò prontamente e davanti a tutte le persone suddette con un’elegante ed erudita orazione lodò la nobiltà e la virtù della predetta valorosa giovane con sommo plauso degli uditori, e alla fine le cinse il capo della corona d’alloro, le porse i libri, le infilò l’anello e le coprì le spalle con un mantello di pelliccia.
E il collegio fu sciolto.
E così a Padova il 25 giugno 1678, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna al mondo, è diventata dottore.
Riassumere la vicenda dei due maestri Carlo Rinaldini e Felice Rotondi e del cardinal Barbarigo.