Rime: versi eleganti, scurrili, difficili per un pubblico scelto di amici. L’attività letteraria di Dante fin dagli esordi è molto varia. È incline alla sperimentazione di moduli stilistici che sono propri sia dello stile “alto” (tragedìa) sia dello stile “basso” (comedìa).
Lo “stile comico” è uno stile in realtà molto vario e composito. È “comico” il tema d’amore al di fuori della concezione dottrinale di origine cortese; è “comico” il tema morale; è “comico” il tema del quotidiano, incluso lo scambio di battute, anche pesanti e volgari.). Dante non è legato ad un’unica scelta tematica e stilistica, al contrario si esercita in tempi successivi, ma spesso contemporaneamente su temi, toni, e tecniche anche contrastanti.
Relazione introduttiva di Ferdinanda Cremascoli sulle Rime di Dante
Prova della versatilità dantesca sono le Rime, cioè l’intera produzione lirica di Dante che il poeta non volle riunire in una raccolta organica come la Vita Nova o il Convivio. Sotto questo titolo vanno tutti quei componimenti cui Dante lavorò tra il 1283 e il 1308. È oggetto di discussione filologica l’ordine cronologico dei testi ed anche la loro attribuzione a Dante, perché per alcuni di essi permangono molti dubbi. Allo stato attuale i filologi considerano autenticamente danteschi cinquantaquattro componimenti, sonetti canzoni ballate, quasi tutti databili al periodo precedente l’esilio; ventisei sono invece dubbi.
Tra le Rime è possibile distinguere in via generale testi che appartengono a due periodi: le rime anteriori o contemporanee alla Vita nova e le rime composte successivamente.
Tra i testi giovanili v’è un gruppo di testi, sonetti per lo più, scambiati con altri amici rimatori, come Cino da Pistoia, Dante da Maiano, Lippo Paschi, Meuccio Tolomei. Un’eco di questa corrispondenza letteraria è anche nella Vita Nova: il primo sonetto “A ciascun alma presa” è infatti indirizzato ad amici poeti che risposero, come Guido Cavalcanti e Dante da Maiano. Sempre tra le rime giovanili vi sono poi altri componimenti, canzoni, ballate, sonetti, esclusi dalla Vita Nova, ma pur sempre incentrati sul tema d’amore, anche se vi compaiono altre donne oltre a Beatrice.
Le rime d’amore sono in alcuni casi molto simili a quelle poi incluse nella Vita Nova, cioè vicine nel gusto alle rime di Guido Cavalcanti, e di Guido Guinizelli, in altri casi presentano invece una certa affinità con le rime siculo-toscane o di Guittone d’Arezzo, in altri casi ancora hanno un tono leggero e galante, vicino nel gusto allo stile della «poesia borghese-conviviale», così la definisce Gianfranco Contini, di un Folgore da San Gimignano.
Databili tra il 1294 e il 1296, dopo dunque la composizione della Vita nova, sono i tre sonetti in stile basso, cioè “comico”, che costituiscono la Tenzone con l’amico Forese Donati. Questi testi hanno per tema le ingiurie e le contumelie tra i due poeti, e danno prova di grande energia nella scelta lessicale. Preludono all’espressività della Commedia, nei canti infernali di Malebolge, ad esempio, ma anche in altri luoghi del poema.
Ma le novità più originali, più importanti per gli esiti che avranno poi nella Commedia, si esplicano in due gruppi di testi, posteriori alla Vita nova: le cosiddette “rime petrose” e le canzoni allegoriche d’argomento morale e dottrinale.
Le “rime petrose” sono un insieme di quattro componimenti, il primo databile al 1296 e gli altri probabilmente del periodo immediatamente successivo. Sono testi di tema amoroso, incentrati sul motivo della donna dura e inflessibile che non ricambia i sentimenti del poeta. “petrose” dunque sono queste rime perché dedicate ad una donna chiamata Petra. Ma soprattutto perché il poeta sperimenta qui un linguaggio aspro, dal senso ermetico molto vicino al gusto tipico del provenzale trobar clus (lo stile poetico “aspro”), il cui maestro fu Arnaut Daniel. Il trobar clus è antitetico al trobar leu (lo stile poetico «dolce») tipico della poesia amorosa cortese.
Le canzoni morali invece furono composte per lo più negli anni successivi all’esilio, alcune di esse saranno poi scelte dal poeta per il Convivio. In queste canzoni Dante segue un altro modello, il trovatore provenzale Guiraut de Bornelh, ricordato nel De vulgari eloquentia come poeta della rettitudine. È nominato anche nel XXVI canto del Purgatorio insieme con Arnaut Daniel.
Per riassumere si può dunque dire che tra le Rime vi sono poesie d’amore giovanili, affini per stile a quelle poi incluse nella Vita nova. Vi sono componimenti sempre incentrati sul tema d’amore, ma dallo stile tecnicamente molto complesso: suoni aspri, vocabolario energico, senso ermetico, come nella poesia del trovatore Arnaut Daniel. Vi sono poi testi di ampio respiro a tema morale e dottrinale come quelli poi scelti per il Convivio. Infine vi sono testi di tono leggero e galante o anche burlesco e osceno che ricordano nello stile rispettivamente Folgore da San Gimignano e Cecco Angiolieri.
Nella relazione introduttiva che avete appena letto sono nominati molti poeti: schedate (cfr. la Scheda Autore) le notizie relative a ciascuno in modo da sapere chi sono.
Poi aggiungete dei sottotitoli al testo: lo scopo è di ottenere una scaletta. A ciascun punto aggiungerete un riassunto di quanto detto in quella parte. In dieci righe otterrete così un agile riassunto di tutto il testo.