L’oro olimpico nei 100 metri maschili è stato assegnato grazie a una differenza impercettibile di 5 millisecondi tra Lyle e Thompson. Scan O’Vision di Omega è lo strumento di misura che ha misurato l’impercettibile e ha consentito ai giudici di gara di assegnare la vittoria a Noah Lyles.
Cinque millesimi di secondo. È la differenza che separa l’oro vinto dall’americano Noah Lyles nella finale olimpica dei 100 metri maschili alle Olimpiadi di Parigi dalla medaglia d’argento del giamaicano Kishane Thompson. Una frazione impercettibile, e non in senso figurato: un impulso nervoso impiega circa 2 centesimi di secondo per arrivare da una terminazione periferica al cervello. E anche il proverbiale batter d’occhio a confronto dura un’eternità: un decimo di secondo. Leggi di più
I tempi di Lyle e Thompson, rispettivamente 9,784 e 9,789 arrotondati a 9,79, non battono il record olimpico di Usain Bolt (9,63), ma hanno stabilito un primato diverso: non si era mai vista prima una vittoria al fotofinish così ravvicinata nei 100 metri.
Il fotofinish
La foto della linea d’arrivo, distribuita dal partner olimpico Omega, ha fatto subito il giro del mondo e sollevato pure qualche dubbio. Nell’immagine si vede il piede di Thompson che supera la linea prima di Lyle. Niente di strano, perché le regole stabiliscono che piedi e testa non contano: il riferimento è il torso dell’atleta. E il primo a tagliare il traguardo, appunto con 5 millesimi di vantaggio, è stato proprio quello del centometrista americano.
L’immagine è una fotografia molto particolare, composta da migliaia di diversi fotogrammi uniti a generare l’immagine finale. È stata scattata da un fotofinish digitale Scan O’Vision Ultimate della svizzera Omega, e cioè una fotocamera a scansione lineare sincronizzata con la pistola dello starter che può registrare sino a 40mila immagini al secondo. È la prima volta che il dispositivo viene adoperato alle Olimpiadi e sostituisce il precedente modello Scan O’ Vision Myria, che invece di immagini al secondo poteva registrarne solo (si fa per dire) 10mila.
Un collage di istanti
Il sensore di un fotofinish lavora in maniera analoga a uno scanner lineare in cui non è il sensore a muoversi bensì il soggetto scansionato, che in questo caso sono gli atleti. Il dispositivo registra una linea verticale da 1 pixel di larghezza per 40mila volte al secondo e grazie a un software compone poi un collage di istanti temporizzati che i giudici di gara possono analizzare per stabilire il piazzamento. Quella che si vede nella foto, in altre parole, è la sottilissima sezione monodimensionale della linea del traguardo, immortalata mentre i corpi dei centometristi l’attraversano. Per questo motivo alcune delle porzioni del corpo degli atleti che si muovono più velocemente, come le mani e i piedi, appaiono distorte, perché attraversano la linea con una rapidità maggiore rispetto al torso.
Il risultato ci appare come una foto, ma è in realtà una collazione di tante strisce registrate con lo scorrere dei millesimi di secondo e unite a formare un’immagine bidimensionale. A differenza di una foto tradizionale, la scena tridimensionale viene immortalata in una foto bidimensionale in un periodo di tempo dato dalla velocità dell’otturatore: in questo caso stiamo osservando un collage di istanti monodimensionali, spalmati da un software su un asse orizzontale che rappresenta lo scorrere del tempo.
Andando da destra verso sinistra nell’immagine è possibile dunque verificare graficamente la differenza di tempistiche nell’attraversamento della linea del traguardo da parte dei diversi atleti (ma anche da parti diverse del loro corpo). Ecco perché si può stabilire che tra la linea rossa che demarca il torso di Lyle e quella che indica il torso di Thompson sono passati esattamente 5 millesimi di secondo. O che, per esempio, la punta del piede dell’italiano Marcel Jacobs, arrivato quinto con un tempo di 9,85 (misurato dalla linea al torso) taglia il traguardo esattamente 4 centesimi prima, a 9.81 secondi, cioè quando lo attraversa anche il petto del terzo classificato Kerley.
Scan O’Vision Omega
È già successo (ma non nell’atletica)
Se l’assegnazione di una vittoria per 5 millesimi di secondo alle Olimpiadi, in particolare nei 100 metri, non si era mai vista prima, ci sono altri casi di arrivi al fotofinish decisi da una differenza temporale ancora più sottile. Giusto a maggio, una corsa automobilistica NASCAR disputata ad Atlanta si è decisa al fotofinish con un solo millesimo di secondo di differenza tra il primo e il secondo arrivato.
Stessa differenza registrata tra il primo e il secondo classificato della settima tappa del Tour de France 2014: in quel caso il dispositivo non era di Omega, ma una fotocamera Vision PRO di Etherlynx, capace di registrare fino a 20mila fotogrammi al secondo. Che sarebbero stati sufficienti per determinare esattamente lo stesso risultato nei 100 metri di domenica scorsa.
Guida alla lettura
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