Lo strumento che Vasilij Grossman si dà per poter dire l’indicibile è la scomposizione dell’orrore nei suoi elementi costitutivi, descritti con precisione scrupolosa. Ogni dettaglio anche minimo dell’accaduto è analizzato con estrema attenzione: è l’acribia del ricercatore che cerca le cause di questo evento e ne sente tuttavia la natura sfuggente.
Esemplare il racconto della progettazione della camera a gas nel lager diretto da Liss. Leggi di più
Liss visita la fabbrica metalmeccanica e la fabbrica chimica, cui sono affidate le commesse per la costruzione e la fornitura della camera a gas, e ispeziona nel suo stesso lager i lavori di installazione. La fabbrica che sta preparando le macchine per allestire la camera a gas procede molto bene: direzione e tecnici sono estremamente scrupolosi nell’evadere gli ordini della Sicurezza: «gli ingegneri meccanici avevano perfezionato i nastri trasportatori e i tecnici termoelettrici avevano escogitato un regime di funzionamento dei forni molto più conveniente» (Vita e destino VD, II, 29).
Nella fabbrica chimica invece la produzione in corso soddisfa meno della metà dell’ordine ricevuto. Le giustificazioni della direzione fanno infuriare Liss. Il capo chimico comunque lo rassicura: per consegnare in tempo la fornitura, la fabbrica rallenterà la consegna di munizioni. È la prima volta che accade dal 1939, gli dice. Liss rifiuta di assistere ad un test importante, si limita a sfogliare i verbali di altri test, verbali firmati da chimici, biologi, fisiologi.
Ammazzare tante persone in una volta richiede studio. Liss incontra alcuni giovani ricercatori, tra cui due donne. Sono coordinati da un tossicologo. Gli fanno un’ottima impressione perché sono molto interessati all’esperimento che conducono, anche se espongono a Liss quelli che ritengono essere i limiti funzionali che riscontrano. L’ispezione si conclude il giorno successivo con i tecnici della ditta di istallazione della camera a gas nel cantiere stesso del lager.
È novembre. Piove. Il cantiere della camera a gas è ciclopico, come tutti i cantieri del XX secolo, commenta il narratore. Una linea ferroviaria si ferma proprio davanti ai depositi dove si trovano le macchine che servono alla lavorazione dell’assassinio di massa. È un elenco di oggetti propri della quotidianità del lavoro, ma tra questi normali «nastri trasportatori, tubi di ogni diametro, impianti di pompaggio aria e ventilazione» (VD, II, 29) c’è anche un «trituraossa», collocato tra «misuratori di gas e di elettricità da montare su pannelli di controllo, bobine di cavi, cemento, benne basculanti, cataste di binari, mobili per ufficio, …» (ibidem).
Seminterrati ci sono anche i depositi di gas, sorvegliati da ufficiali SS. Sono i primi arrivi dalla fabbrica chimica: sono «bombole dotate di valvole rosse e bidoni da quindici chili con etichette rosse e blu» (ibidem), sembrano barattoli di marmellata bulgara, commenta il narratore. Intorno i rumori di un cantiere: scavatrici, gru e locomotive in movimento, operai che asfaltano la strada, fischi delle sentinelle.
Liss incontra i due responsabili del cantiere , il professor Stahlgang, primo progettista dell’impianto, giunto in treno da Berlino e l’ingegner Von Reineke, direttore dei lavori, un uomo enorme con una giacca di pelle gialla. Ispezionano insieme un edificio rettangolare, senza finestre, cieco. L’intero complesso industriale si protende verso questa costruzione grigia. Stahlgang spiega a Liss l’idea del progetto: semplicità dalle linee pulite, niente orpelli mistici, come quelli degli impianti vicini a Varsavia che sono costati a Himmler il rimprovero di Hitler. Si riferisce al terrificante colloquio tra Hitler e Himmler nella cancelleria del Reich narrato in Stalingrado, il primo romanzo della dilogia (Stalingrado, ST II, 26).
Hitler è scontento del misticismo di Himmler nell’architettura e organizzazione dei campi di sterminio. Per questo l’ufficio di Himmler dà il via a nuovi progetti per campi di sterminio più perfezionati. Il lager di Liss è parte di questo progetto. La clip su YouTube nella playlist dedicata alla dilogia di Grossman.
La semplicità è il vero cuore del progetto, dicono il professor Stahlgang, e l’ingegner Von Reineke. Ma è una semplicità ottenuta con grande sofisticatezza di macchinari. Tutto funziona, dice il progettista senza un’ombra di scrupolo morale, sul principio della turbina: trasforma «la vita e tutte le forme d’energia ad essa connesse in materia inorganica» (VD, II, 29).
Nell’edificio grigio senza finestre, prosegue il progettista, sono riuniti il principio della turbina, dell’inceneritore, del mattatoio. L’interno risponde ai principi industriali del XX secolo: spazio per grandi volumi e grande velocità d’esecuzione. Debitamente indirizzata, la vita dei tanti esseri umani, proprio come l’acqua in un canale, può defluire in una direzione sola, alla velocità che è definita dalla nota legge di Stokes.
Il percorso è fiocamente illuminato, ma la porta d’acciaio liscio che immette nella stanza d’arrivo è illuminata in modo abbagliante. Intorno alla porta c’è l’animazione consueta degli operai che stanno ultimando i preparativi per l’inaugurazione dell’impianto. Il soffitto è basso, il pavimento è mobile, costituito da lastre di metallo che possono porsi in posizione verticale su comando dalla cabina di controllo. In questo modo il contenuto della stanza può essere scaricato nello spazio sottostante. Lì il materiale organico è sottoposto alla lavorazione di squadre di stomatologi incaricati del recupero di eventuali protesi in oro. Poi si aziona il nastro trasportatore e il materiale arriva ai forni crematori dove il medesimo materiale organico, ormai privo di pensiero e sensibilità, è sottoposto al processo di incenerimento dando origine a fosforo fertilizzante, cenere, ammoniaca, calce, …
L’orrore invade il lettore, l’artista ha fatto sì che potesse arrivare alla fine, ascoltando tutto. Dunque, “Shoah: come narrare l’abominevole”, trova qui un esempio. Scomporre tutto nei particolari e descrivere minuziosamente in termini tecnici un processo industriale, così un grande scrittore racconta senza sbavature l’assassinio di massa.