Tagliagole contro macellai a Gaza a Bucha e ovunque: voi con chi state?

In questo mondo in cui giudichiamo qualunque cosa con una emoticon, non ci sono sfumature ma solo certezze, granitiche e opposte: tagliagole contro macellai, con chi vi schierate?

Tagliagole contro macellai
Un accorato editoriale di Riccardo Luna su La Stampa del 19 ottobre 2023

L’idea che la rete e i social sarebbero serviti a costruire ponti fra le persone ed abbattere muri di incomprensione è tramontata da un po’, ma quello che sta accadendo a Gaza è la dimostrazione dell’esatto contrario: siamo sempre più divisi, incarogniti, e nonostante l’accesso illimitato ad un numero infinito di fonti di informazione, sembriamo sempre meno disposti a capire la complessità di quello che accade. In questi giorni per esempio chiunque provi a chiedere umanità per i bambini, per i feriti, per i medici sotto le bombe si sente rispondere: allora stai con Hamas? Se si prova ad aggiungere che levare acqua, luce e cibo ad una popolazione è una cosa inumana, che poteva andare bene per la guerra di Troia, ma parliamo appunto di tremila anni fa, allora vuol dire che uno supporta i terroristi. Infine se si dice che l’unica soluzione a queste stragi senza fine sono due Stati, e quindi la nascita anche di uno Stato palestinese, come sostengono da sempre le Nazioni Unite e come ha sostenuto un grande primo ministro israeliano, Yitzak Rabin, prima di venire ucciso nel 1995 non da un palestinese ma da un suo compatriota, vuole dire che si è nemici di Israele. In questo mondo in cui giudichiamo qualunque cosa con una emoticon, non ci sono sfumature ma solo certezze, granitiche e opposte: tagliagole contro macellai, con chi vi schierate? In un post su Facebook una giovane donna ha scritto: «per ultimo devono tagliarvi la lingua, per lasciarvi urlare; e le orecchie, per farvi sentire le vostre grida; e gli occhi, per vederci mentre ridiamo». Non conta la fazione dell’autrice, probabilmente avrebbe potuto scrivere le stesse cose, ribaltate, se fosse nata dall’altra parte del muro. Il punto è un altro: siamo ridotti così? 

Il dolore ci acceca e nessuno prova a capire il dolore dell’altro, le ragioni dell’altro, in questa illusione che il fuoco e il sangue degli innocenti decideranno chi aveva ragione e non decreteranno piuttosto la fine dell’umanità, non della specie umana ma di quello che dovrebbe significare, prima di tutto: purtroppo non sempre “esseri umani” vuol dire anche “essere umani”. Non è la prima volta che accade, anzi, ma è la prima volta che lo vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi, post dopo post, come se fosse un virus che si sta prendendo il mondo. In questo clima chi ha il coraggio di dire «prego per gli abitanti di Gaza?». 

Per averlo scritto su X, il calciatore Karim Benzema è stato insultato da un collega in cinque lingue ed un senatore francese ha proposto di revocargli il Pallone d’Oro vinto lo scorso anno. E la modella Gigi Hadid per aver scritto su Instagram che supportare la Palestina non vuol dire supportare Hamas è stata minacciata.

In questo scontro che non ammette mediazioni o differenze, Meta, che gestisce due fra i social network più utilizzati, Instagram e Facebook, sta scegliendo di far vedere di meno quello che accade a Gaza: si chiama shadowbanning, non elimina o censura i post ma di fatto ne limita la circolazione, li rende meno visibili. Può essere un modo per arginare una moderazione di milioni di contenuti sensibili che in questa fase è diventata difficilissima. Ma di fatto è come far finta che non stia accadendo nulla: dai, chi posta il prossimo tramonto mozzafiato? O è un ospedale in fiamme quello? 

Ma l’orrore quotidiano è troppo grande e trova altre strade per mostrarsi: sotto un post su Instagram della cantante Beyoncè con una sua generica foto su un palco, si è registrato il record di oltre ventimila commenti, quasi tutti di sostegno alla Palestina: un modo per farsi ascoltare dai suoi oltre 300 milioni di followers. Intanto i terroristi usano i profili social degli ostaggi per lanciare macabre dirette. Siamo circondati da immagini tremende e non c’è stato bisogno dell’intelligenza artificiale per crearle, le abbiamo create noi, sono le foto di quello che stiamo diventando. Dovremmo fermarci. Avere il coraggio di dire: io sto con i bambini, tutti; sto con gli innocenti, tutti; sto con chi piange la morte di un parente o la distruzione della propria casa. E no, non sto con Hamas.