La tessitura è la prima industria che nasce anche nel VCO. A cominciare dalla filatura meccanica del cotone di Intra dei fratelli Müller, fino al fabricon De Angeli Frua a Omegna, passando per i cappellifici del lago Maggiore.
È anche un’industria che dagli Settanta del secolo scorso ha conosciuto una crisi profonda che ha portato alla chiusura delle fabbriche tessili del VCO. Eppure il quadro generale dell’industria tessile italiana non è così buio. Dagli anni Ottanta il tessile si è confrontato con i Paesi di recente industrializzazione come la Cina e l’India che in poco tempo son diventati concorrenti temibili. Eppure il tessile italiano non è scomparso. Non è certo stato facile. È stato necessario un intervento radicale nell’organizzazione, a riprova che l’innovazione è fatta da nuovi prodotti ma anche da nuovi processi attentamente studiati e attuati. Ma torniamo nel VCO e alle sue storie tessili. Abbiamo già narrato di Max Ackerman e della fabbrica che impiantò a Omegna. Nel 1902 egli cedette la sua fabbrica. Nacque così la tessitura De Angeli Frua.
Omegna. Fabricon
Tessitura De Angeli Frua. La storia del cotonificio De Angeli Frua è qui riassunta in un testo divulgativo di F. Cremascoli. La fonte principale è l’Enciclopedia italiana, alle voci Giuseppe Frua (1855-1937), Ernesto De Angeli (1849-1907), e L’industria tessile.
II “fabricon” attraverso la biografia di Giuseppe Frua.
Nel 1875 un giovane studente di buona famiglia era appena rientrato in Italia dalla Germania, dove aveva seguito uno stage formativo – noi oggi diciamo così – in alcune industrie tessili tedesche. Lì il giovane Frua, che doveva essere piuttosto sveglio, comprese le grandi potenzialità del mercato tessile italiano, decise di dedicarsi allo sviluppo industriale di questo settore. Così al ritorno in Italia trovò subito un impiego nella ditta Cantoni. [Read more]
La formazione in Germania e il cotonificio Cantoni
Al rientro in Italia nel 1875 dunque trovò subito impiego nel cotonificio Cantoni, certamente tra i più innovativi cotonieri italiani. È qui che conobbe Ernesto De Angeli, suo futuro cognato, perché ne sposò la sorella Anna. De Angeli. Ernesto gestiva allora per Cantoni la stamperia dei tessuti in cotone, che si trovava a Ponte d’Albiate. Giuseppe Frua fu presto – 1879 – incaricato da Cantoni della direzione della fabbrica di Castellanza. Dopo il matrimonio con Anna, però Frua e De Angeli si misero in proprio, e fondarono la società in accomandita semplice “Ernesto De Angeli & C. stamperia di tessuti in cotone”. All’inizio del Novecento la ditta “De Angeli & C.” comprò due stabilimenti di notevole importanza, uno della famiglia Blumer ad Agliè, l’altro è quello di Ackermann a Omegna. La società cambia anche il proprio nome e diventa “Società anonima italiana per l’industria dei tessuti stampati”.
In proprio
Nel 1907 Ernesto De Angeli morì. Giuseppe Frua divenne direttore generale e consigliere delegato della Società. Sotto la sua direzione la ditta ebbe un eccezionale impulso nell’ingrandirsi, comprando altri cotonifici strategici per la produzione.
Un altro settore di interesse per Giuseppe Frua fu l’elettrico, non perché gli interessasse in quanto tale, ma perché gli consentiva indipendenza di rifornimento energetico per le sue fabbriche. Sicché nel 1923 finanziò la Società idroelettrica di Crusinallo e di Omegna e, in provincia di Bergamo, la Società per gli impianti idroelettrici dell’alto Serio.
Gli interessi sociali di Giuseppe Frua
DI Giuseppe Frua occorre ricordare ora anche l’intensa attività filantropica a favore degli operai suoi dipendenti. Giuseppe Frua era nato a Milano nel 1855. Suo padre era medico, ed era molto sensibile al tema della trasformazione liberale dell’Italia che doveva garantire anche l’emancipazione dal povertà e dall’ignoranza. In questo profondo cambiamento sociale il dottor Frua vedeva il senso del Risorgimento e dell’unificazione. L’educazione familiare di Giuseppe Frua era sensibile all’obbligatorietà della scuola di base per formare culturalmente le classi sociali meno abbienti. Non attraverso un’imposizione statale, ma con l’esempio trasmesso dalle classi colte, unitamente all’etica del lavoro.
Il villaggio operaio
La lezione del padre non fu mai dimenticata da Giuseppe Frua. Fondò asili per i figli degli operai: a Omegna nel 1908. Sempre nello stesso spirito istituì nel 1907, non senza contrasti all’interno della ditta stessa, dei convitti per le operaie che dalle valli stazionavano in settimana a Omegna per poter lavorare in fabbrica. Il convitto ospitò fino a 350 operaie.
L’idea del villaggio non era una novità assoluta, ne esistevano esempi, quali Crespi d’Adda e il Villaggio Lanerossi di Schio. Tra l’altro la De Angeli aveva già dal 1895 iniziato a costruire case operaie ed impiegatizie nei pressi dei propri stabilimenti, costituendo la S.A. Immobiliare Giuseppe Frua e la S.A. Edile La Maddalena. Dette aziende concedevano mutui senza interesse per l’acquisto delle case.
Omegna
Negli anni Venti ad Omegna si iniziò la costruzione di quello che sarebbe diventato il Villaggio della tessitura De Angeli Frua, nei pressi dello stabilimento, e adiacente al convitto per le operaie. L’architetto Luigi Bisi seguì il progetto, che si articolava in palazzine a più piani e villette con giardino, molto simili a quelle realizzate a Milano nel Villaggio Giuseppe Frua. Le case furono costruite lungo il viale che dal centro portava alla fabbrica, oggi via De Angeli; e lungo una via ortogonale alla prima, oggi via Frua, che finiva di fronte al convitto. In mezzo c’è tuttora una piazzetta ottagonale al cui centro è il Monumento alla Famiglia, un bronzo opera dello scultore Egidio Boninsegna, eseguito in più copie collocate in altri villaggi realizzati dall’azienda.
La fabbrica…
e il villaggio
Il quartiere fu ultimato nel 1936. Il Villaggio è tuttora abitato anche se avrebbe bisogno di una ristrutturazione accurata che preservi il nostro passato recente.
Organizzazione del tempo libero
La tessitura De Angeli Frua non si limitò alla costruzione del Villaggio, organizzò anche il tempo libero. Creò strutture denominate ricreatori ed educatori, dove, accanto ai momenti di studio, di ricreazione e di sport, erano previste lezioni di cucito per le donne e di disegno pratico per i maschi. C’erano anche due colonie per le vacanze estive dei bambini sul Lago d’Orta: una maschile a Crabbia, nel comune di Pettenasco, ed una femminile all’Alpe Selviana, presso Agrano, che una frazione montana di Omegna.
L’Opera Pia De Angeli e il regime fascista
Nel 1926 Giuseppe Frua fondò anche una scuola professionale cui erano ammessi i figli degli operai dell’azienda e, in subordine, quanti fossero accettati dall’ufficio personale dell’azienda stessa. Le materie impartite erano: falegnameria, meccanica, disegno pratico, ma anche i primi rudimenti di chimica, lingua italiana, legislazione sociale e igiene. Contemporaneamente fu istituita una sezione più specificamente indirizzata alle mansioni amministrative, dove venivano insegnate anche le lingue estere. A completamento del suo ampio progetto educativo Giuseppe Frrua contribuì, sul piano finanziario e organizzativo, all’Opera pia E. De Angeli, che aveva lo scopo di erogare borse di studio agli studenti più meritevoli perché potessero compiere studi superiori.
Un liberale, cattolico, e fascista: una sintesi italiana
Politicamente Giuseppe Frua fu fedele alle idee liberali moderate, ma seguì la linea intransigente degli industriali cotonieri di fronte alle agitazioni operaie del 1919-21, giungendo a proclamare la serrata nell’agosto 1922. In più di una occasione fu critico circa le scelte compiute e giudicò la grave situazione politica, sociale ed economica del biennio rosso come prodotto di molti errori commessi da tutti gli attori di quegli eventi.
Dopo la marcia su Roma, come la maggioranza degli industriali, Giuseppe Frua, duole dirlo, si schierò apertamente con il nuovo regime, lo considerava una necessità storica per riportare il lavoro industriale al centro dell’iniziativa nazionale, e nella politica sociale del regime vide un’ideale prosecuzione del proprio programma assistenziale in favore degli opera. Sicché nel 1930 ebbe la tessera d’onore del Partito nazionale fascista.
Morì a Milano il 22 luglio 1937. [/read]
Guida alla scrittura
- Anzitutto accertatevi di aver compreso tutto completando la mappa mentale che segue.
2. Preparate una clip per dire prevalentemente con le immagini quello che avete imparato sul pensiero di Giuseppe Frua. Per la clip avete bisogno anzitutto della mappa mentale che avete appena completato per avere a disposizione testo, che può essere nella clip una voce fuori campo o una o più didascalie; poi di scriverne lo storyboard, cioè una scaletta dettagliata che scena per scena narri la storia. Un esempio di schema dello storyboard potrebbe essere questo.
Altro
Max Ackermann Max Ackermann (1850-1902) era uno di quegli imprenditori svizzeri (non era l’unico), che vedevano le potenzialità italiane. Infatti importare tessuti dalla Svizzera significava sottostare a dazi molto alti. Mentre produrre direttamente nel regno di Sardegna o comunque in Italia dopo il 1860 era fortemente attrattivo.
Cotonificio verbanese. Cotonificio verbanese è il nome moderno dal 1911 della filatura dei fratelli Müller impiantata a Intra nel 1808, la prima filatura meccanica in Italia che sfruttava l’energia idraulica. La fabbrica divenne particolarmente importante per lo sviluppo sociale sotto il suo secondo proprietario, Carlo Sutermeister (Luzern 1847 – Intra 1818), uno dei molti ingegneri, imprenditori svizzeri che videro le potenzialità economiche dell’industria in Italia.
Resta un’alta ciminiera Su una parte dell’area su cui sorgeva la “Metallurgica Vittorio Cobianchi”, un’area di 120.000 metri quadri, sorge ora il “Forum Omegna”. Gli allievi del Liceo Gobetti documentano cosa c’era e cosa c’è oggi nell’area della fonderia Cobianchi,