Un brano celeberrimo di Umberto Eco pubblicato in Diario Minimo. Lo scrittore immagina di essere un redattore che scrive una rapporto di lettura all’editore su un libro che ha appena letto: La Bibbia. Con qualche adattamento finale potrebbe essere una quarta di copertina. A voi l’adattamento. Non superate la misura delle 300 parole (l’originale ne conta 242).
Una quarta immaginata. Anonimi. La Bibbia. Devo dire che quando ho cominciato a leggere il manoscritto, e per le prime centinaia di pagine, ne ero entusiasta. E tutto azione e c’è tutto quel che il lettore oggi chiede a un libro di evasione: sesso (moltissimo), con adulteri, sodomia, omicidi, incesti, guerre, massacri, e così via. L’episodio di Sodoma e Gomorra con i travestiti che vogliono farsi i due angeli è rabelasiano, le storie di Noè sono del puro Salgari, la fuga dall’Egitto è una storia che andrà a finire presto o tardi su glí schermi… Insomma, il vero romanzo fiume, ben costruito, che non risparmia i colpi di scena, pieno di immaginazione, con quel tanto di messianismo che piace, senza dare nel tragico. Poi andando avanti mi sono accorto che si tratta invece di una antologia di vari autori, con molti, troppi, brani di poesia, alcuni francamente lamentevoli e noiosi, vere e proprie geremiadi senza capo né coda. Ne viene fuori così un omnibus mostruoso, che rischia di non piacere a nessuno perché c’è di tutto. E poi sarà una grana reperire tutti i diritti dei vari autori, a meno che il curatore non tratti lui per tutti. Ma di questo curatore non trovo mai il nome, nemmeno nell’induce come se ci fosse ritegni a nominarlo.
Io direi di trattare per vedere se si può pubblicare a parte i primi cinque libri. Allora andiamo sul sicuro. Con un titolo come I disperati del Mar Rosso