Vecchi che odiano i giovani. Alla passione e alla rabbia dei giovani, i vecchi contrappongono il paternalismo che gli impedisce persino di vedere tra i giovani scienziati e imprenditori, e impegno politico.
Vecchi che odiano i giovani
Un polemico corsivo di Riccardo Luna pubblicato su La Stampa del 13 dicembre 2023.
La verità è che noi adulti odiamo i giovani. Non ci piace la musica che ascoltano («è la trap la vera causa dei femminicidi!», mentre il punk e l’heavy metal che ascoltavamo noi servivano forse per cantare i salmi in chiesa?). Non ci piace come si vestono, comunque si vestano: le finte griffe dei “maranza” ci fanno orrore, ma non ci va bene nemmeno l’usato comprato online su Vinted, che sciatteria. Non ci piace come parlano: sarà per questo che li ascoltiamo così poco? Leggi di più
Non sappiamo nulla di loro. Non sappiamo nulla della giovane ricercatrice italiana che qualche giorno fa è stata premiata come ricercatrice dell’anno a Bruxelles (si chiama Elena Crespi, si occupa di idrogeno, nessuna tv, radio o giornale l’ha intervistata, abbiamo cose più serie di cui occuparci). E non sappiamo nulla nemmeno di Martina Strazzer che a 23 anni fattura 10 milioni l’anno vendendo sui social i gioielli che disegna: lo sapete che è partita qualche anno fa su Instagram con 300 euro e contro il parere dei genitori? Questi influencer, che palle, ma che mestiere è? Piuttosto, ai nostri figli leviamogli gli smartphone ché li stanno rendendo dei deficienti; e lo scriviamo sui nostri smartphone dai quali però non ci separiamo mai. La stupidità digitale deve essere un virus da cui si guarisce con le rughe. Noi siamo guariti, evidentemente.
I giovani, come fanno sbagliano. Ma anche se non fanno. Se non si battono per una causa sono indifferenti e superficiali, pensano solo a divertirsi, vivono sdraiati sul divano, bamboccioni. Ma sono superficiali anche se invece si prendono a cuore cambiamento climatico, migrazioni, guerre o patriarcato. Del resto sono alcuni dei grandi problemi del mondo dalla cui soluzione passa il loro futuro (non più il nostro, ma non è colpa loro, è la vita). Sono superficiali se si impegnano perché non capiscono la complessità dei problemi, che mica si risolvono con uno slogan o con un corteo. Lo sappiamo bene noi, che infatti gli stiamo lasciando in eredità “il migliore dei mondi possibili”. O no? D’accordo, il senso di colpa degli adulti non serve a nessuno, neanche ai figli; ma un po’ di sana autocritica aiuterebbe a capirsi. A non guardare sempre le cose dall’alto. Nei giorni scorsi ci sono state le occupazioni scolastiche: sono un rito che si ripete da 45 anni, vero. Stancamente, è vero. Da tempo non si ricordano conquiste mirabolanti ottenute con questo strumento. Tutto vero. Epperò sono un segno di vita. Sono studenti che ci dicono di volere altro, di volere di più: di avere addirittura l’ambizione di cambiare il mondo. Anche noi, un tempo. Eppure sulle chat scolastiche girano messaggi di genitori che invocano sanzioni esemplari verso gli occupanti. Esemplari quanto? Basta il sei in condotta o servono le scudisciate? Bocciamoli tutti, allora. Ma parlarsi, no? Perché deve toccare al preside o peggio, alla Digos, fare quello che abbiamo smesso di fare? Che non è dargli sempre ragione, sia chiaro, ma provare a capirli. Senza paternalismi.
A proposito di paternalismi, c’è una scena che li racchiude tutti. È accaduta alla Cop28 di Dubai dove i rappresentanti di quasi duecento Paesi si sono riuniti per trovare un accordo su come ridurre le emissioni inquinanti per contrastare il cambiamento climatico (e quindi la fine del mondo, o meglio della vita, perché il mondo andrà avanti senza di noi). Lunedì 11 dicembre, quando era chiaro che nel testo finale non ci sarebbe stato nessun riferimento all’eliminazione in data certa dei combustibili fossili (petrolio, gas e carbone), sul palco è salita, non invitata, una ragazzina di 12 anni. Si chiama Licypriya Kangujam, è una attivista climatica da quando ne aveva 8; nella sua breve vita ha già incontrato il Papa e il re d’Inghilterra, e nel suo paese, l’India, è stata fermata dalla polizia più volte, e minacciata per aver denunciato l’inazione del governo davanti all’inquinamento letale di aria e acqua. Lunedì Licypriya è salita sul palco all’improvviso, con un passo deciso ma ancora da bambina. Gridando ha esortato i delegati ad avere coraggio, a dare un futuro ai bambini del mondo. «End Fossil Fuels», c’era scritto con un pennarello su un cartello. La scena sarà durata meno di trenta secondi, il tempo che è servito a un omone della sicurezza per afferrarla e portarla giù, mentre il rappresentante arabo, che guidava i lavori, per uscire dall’imbarazzo ha detto all’assemblea: «Facciamole un bell’applauso». Un bell’applauso. E continuiamo a bruciare petrolio come prima, più di prima.
In Italia non va meglio. Sabato gli attivisti di Extinction Rebellion hanno versato in diversi fiumi d’Italia della fluorescina, colorando l’acqua di un verde brillante. Si tratta di un sale innocuo, usato come tracciante, non provoca nessun danno a fauna e flora. Nessuno. In qualche ora l’effetto era già passato. Non come quello che il surriscaldamento sta provocando nei nostri mari che iniziano a diventare verdi per l’anomala produzione di plancton: quel verde invece resta e segnala un problema grave. Ce ne stiamo occupando? Gli attivisti ci chiedono di farlo, tutto qui. Insomma a Venezia una ragazza, mentre gli altri calavano gli striscioni dal Ponte di Rialto, suonava il contrabbasso e cantava, o meglio, gridava «My Heart Will Go On», il brano del Titanic. Era commovente tutta quella passione, tutta quella rabbia, anche. Sono stati portati in Questura e denunciati per vari reati: ventisette attivisti, la musicista e il contrabbasso; a quattro di loro è stato dato un foglio di via, un ministro ha invocato la galera.
La verità è che odiamo i giovani. Forse perché non lo siamo più; qualcuno non lo è davvero mai stato.
Guida alla lettura
Anzitutto una ricerca: chi sono e cosa fanno le due ragazze citate nell’articolo. Elena Crespi e Martina Strazzer? E Licypriya Kangujam? e gli Extinction Rebellion?
Il tono è molto polemico e spiritoso costruito sul paradosso. Ad esempio: «Non ci piace la musica che ascoltano («è la trap la vera causa dei femminicidi!», mentre il punk e l’heavy metal che ascoltavamo noi servivano forse per cantare i salmi in chiesa?)». Ce ne sono altri: potreste individuarli.